Economia

Bersani: da governo politica con “attore solo”. Pd “non è un porto”

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ROMA (WSI) – L’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani cela a malapena il suo disappunto per come stanno andando – e cambiando – le cose nel suo partito. E in un attacco più o meno implicito rivolto al premier Matteo Renzi, sottolinea che “se nel Pd entra gente che non c’entra nulla con la nostra storia, il Pd diventa un’altra cosa. E allora io non so più se ci voglio stare”.

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, riflettendo sull’infiltrazione della destra nel Pd siciliano, Bersani precisa:

Qui non è questione di Verdini o di Cuffaro; è che non possiamo accettare un fenomeno molecolare che riguarda tutta l’Italia, altrimenti saranno gli elettori ad andarsene”.

Il Corriere fa il punto della situazione:

“I dati delle iscrizioni al Pd, se confermati, sono da allarme rosso. A Bologna, un tempo cuore «rosso» d’Italia, le tessere sono scese dalle 26 mila del 2010 a undicimila. Dati che Nico Stumpo, ex responsabile Organizzazione, commenta così: «Facciamo fatica a tesserare i nostri e gli unici che si iscrivono in massa sono gli amici di Cuffaro? È sintomatico».

Bersani parla poi ancora in occasione del convegno di Nens organizzato da Vincenzo Visco. E lì i suoi toni si fanno molto più duri: si riferisce infatti al governo Renzi come a un governo che ha una sorta di “accanimento demagogico” quando affronta temi come la crescita, l’occupazione, la produttività. Parla di una politica adottata dal governo che di fatto è in mano a “un attore solo”, che “schiaffeggia la mediazione del sindacato” e che scavalci “rappresentanti dei lavoratori per rivolgersi direttamente ai lavoratori”.

Avvertendo:

Così non si va avanti, non è questa la strada giusta. Ci vuole un progetto per il Paese altrimenti il Paese si disarticola, perde la dimensione nazionale”.

Così ancora Bersani, rispondendo alla stampa al termine del convegno Nens e tornando sulle polemiche esplose sul tesseramento del partito in Sicilia e sugli aiuti dei verdiniani alla maggioranza in Parlamento.

“Sarà difficile portarci dove non vogliamo andare”. (…) “Siamo in un clima nel quale il governo non ama molto la mediazione”. E ancora: “Non siamo un porto dove può sbarcare chiunque“.

Riguardo ai rapporti con l’Ue:

“se c’è un punto dove dobbiamo discutere con la Germania, con l’Unione europea, non è lo zero virgola ma il tema del credito. E’ questa una cosa seria e il problema ha una dimensione tale da essere significativa per i partner europei. Necessario inoltre “evitare i danni collaterali. E mi riferisco al welfare. E’ infatti in corso la strisciante privatizzazione del sistema sanitario senza che nessuno ne discuta. Ci sono tagli della sanità a botte di miliardi senza che i presidenti di regione aprano bocca”.

Ormai “chi ha i soldi e un buon reddito va dal privato, tanto non perde tempo; chi non ha i soldi in tasca tende a non poter accedere alle prestazioni del servizio sanitario”, con il risultato di fare file lunghissime-

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