Economia

Bce di Draghi ignora Germania e bacchetta l’Italia sugli investimenti

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La BCE di Mario Draghi torna a bacchettare l’Italia, sul nodo degli investimenti. Il paese, si legge nel bollettino economico mensile della banca centrale sta contribuendo poco alla crescita degli investimenti nell’Eurozona.

Da segnalare che con la giornata di oggi Mario Draghi è alla guida della Bce esattamente da cinque anni. Era infatti il 3 novembre del 2011, quando l’ex numero uno di Bankitalia si insediò alla guida della Banca centrale europea, nel bel mezzo della crisi dei debiti sovrani che aveva colpito anche l’Italia, a un passo dal default.

Tornando al report della Bce, il monito è rivolto alle aziende italiane che hanno contribuito in “modo limitato” alla ripresa degli investimenti, che rimane comunque nell’area ancora zoppicante.

“Gli investimenti delle imprese sono diminuiti nel 2008 e poi ancora a partire dal 2011” in Eurozona. La ripresa è iniziata poi nel 2013, ma “a un ritmo inferiore, in media, rispetto a quello precedente la crisi. “Si rileva tra l’altro eterogeneità tra i paesi dell’area euro. Il rialzo di quasi il 15% segnato dagli investimenti delle imprese dopo il punto di minimo è stato determinato in misura considerevole da Germania, Spagna e Francia, a fronte di un contributo limitato dell’Italia”.

Nel bollettino della Bce, si legge anche l’intenzione della banca centrale europea di estendere il piano di QE attraverso cui acquista asset per un valore di 80 miliardi di euro ogni mese, fino alla scadenza prevista a marzo 2017 “o anche oltre se necessario, e in ogni caso fino a quando non sarà confermato un aggiustamento duraturo dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione”.

“In prospettiva il Consiglio mantiene l’impegno a preservare il grado molto elevato di accomodamento monetario che è necessario per assicurare una convergenza durevole del profilo di inflazione verso tassi inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine”.

Dal bollettino mensile non emerge alcuna intenzione di Mario Draghi di fare dietrofront sul perno della sua politica monetaria: il Quantitative easing. A dispetto delle continue critiche che arrivano dalla Germania, e che sicuramente staranno mettendo a dura prova la pazienza del banchiere, il piano va avanti.

“Il Consiglio direttivo continuerà ad agire, se necessario, ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili nell’ambito del proprio mandato”.

Nel bollettino si ricorda che il prossimo direttorio operativo su tassi di interesse e misure di stimoli monetari si terrà il prossimo 8 dicembre e allora “la valutazione si potrà avvalere delle nuove proiezioni macroeconomiche con un orizzonte che si estenderà fino al 2019, nonché dei lavori dei comitati dell’Eurosistema sulle opzioni possibili allo scopo di assicurare l’ordinata attuazione del programma di acquisto fino a marzo 2017, o anche oltre se necessario”.

Dunque, QE fino a quando l’Europa ne avrà bisogno, nonostante le critiche arrivate proprio ieri dai saggi della Germania