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Banche giù in Borsa, Tesoro prepara scudo pubblico

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La politica di governo non dovrebbe essere stravolta dopo l’addio di Renzi, ma i problemi del settore bancario italiano – scarsa capitalizzazione e crediti deteriorati monstre a bilancio – che andrebbero risolti in tempi rapidi, potrebbero invece aggravarsi a causa dell’attuale instabilità politica. Dopo un avvio senza troppi patemi, la volatilità ha preso il sopravvento a Piazza Affari. I titoli di alcune banche sono sotto pressione in Borsa (segui live blog). Il listino generale tiene (Ftse MIB -0,17%) a metà seduta, ma le azioni di Banco Popolare e di Pop Milano sono state sospese per eccesso di ribassi (le perdite teoriche sono di più del -5%). Va male anche UniCredit, che accusa una flessione del 3,45%.

Altalenante la seduta di Mps fin sui: la travagliata banca – quella che potrebbe risentire di più delle ripercussioni dell’incertezza politica che si è creata dopo il referendum costituzionale, in vista della ricapitalizzazione – ha aperto in netto ribasso, poi ha virato in positivo e ora cede più di un punto e mezzo percentuale a 19,17 euro. Oggi dovrebbero arrivare novità dal fronte dell’aumento di capitale da 5 milirdi di euro. In calendario c’è infatti un incontro con le banche.

A impedire grandi scossoni è un fattore su tutti: il mercato scontava già la vittoria del No al referendum costituzionale e una serie di rotazioni di portafogli e ricoperture da parte di molti investitori istituzionali stanno aiutando i listini. È probabile che la tenuta dell’euro e dei titoli governativi, grazie all’intervento previsto della Bce a sostegno dei titoli del debito italiano, abbiano indotto gli operatori a rimuovere le posizioni ribassiste e ricoprirle, sostenendo in parte i titoli domestici. Sul Forex, dopo essere sceso ai minimi di quasi tre anni l’euro ha recuperato sul dollaro, tornando a quota 1,065.

Quanto all’andamento del reddito fisso, gli operatori interpellati dall’agenzia di stampa Radiocor fanno sapere che l’impatto dell’esito del referendum sui titoli di Stato italiani è stato “limitato e complessivamente inferiore al previsto”. Le difficoltà maggiori sono state riscontrate sulla scadenza decennale dei Btp, che sul mercato secondario scambia con un rendimento pari al 2%, un livello di 6-7 punti base più elevto in confronto alla chiusura di venerdì.

Come spesso succede in questi casi i mercati guardano già avanti e in particolare a importanti scadenze per l’Italia e per il suo travagliato settore bancario. In agenda c’è la revisione del rating sovrano dell’Italia da parte dell’agenzia Dbrs (con le grandi conseguenze che questo potrebbe avere non solo per i titoli del credito ma anche per il mercato bancario italiano) e il risultato dell’aumento di capitale di Mps, il terzo in tre anni di tempo.

Nel caso in cui la ricapitalizzazione non vada a buon fine il Tesoro (socio con una quota del 4%), come anticipato da Wall Street Italia nei giorni scorsi, ha chiesto all’UE la possibilità di nazionalizzare la banca più antica del mondo. Il ministero dell’Economia potrebbe correre in soccorso non solo della banca di Siena, ma anche di altre tre-quattro società in difficoltà, con uno scudo pubblico che arriverebbe sino a 20 miliardi di euro e che sarebbe possibile grazie al burden sharing.