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Wall Street in rosso, Bce delude. Yellen alzerà i tassi

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NEW YORK (WSI) – Chiusura in rosso per la Borsa Usa con il mercato americano che insegue l’andamento delle piazze europee, colpite dalla delusione degli investitori per le nuove misure di stimolo annunciate oggi dalla Bce.

Nel finale, il Dow ha perso l’1,42% a 17.478 punti, il Nasdaq ha lasciato sul terreno l’1,66% a 5.038 punti mentre lo S&P 500 ha chiuso in ribasso dell’1,42% a 2.050 punti.

Due sono gli elementi deludenti: il mancato rialzo del valore dei bond acquistati mensilmente dall’istituto di Francoforte, e un taglio piu’ contenuto delle attese del tasso sui depositi overnight delle banche presso l’Eurotower.

A chi gli chiedeva perche’ non ha fatto di piu’, il governatore Mario Draghi, in conferenza stampa, ha risposto dicendo che in parte le misure gia’ adottate stanno funzionando e dunque “facciamo di piu’ perche’ [il QE] funziona, non perche’ fallisce. Vogliamo consolidare qualcosa che e’ stato un successo”.

Draghi ha anche aggiunto che quelle annunciate oggi sono “misure che richiedono tempo per essere comprese”.

Gli investitori intanto si preparano a quello che sembra un quasi certo aumento dei tassi di interesse Usa nella riunione del 15 e 16 dicembre prossimi. Nella sua testimonianza al Congresso, Yellen non ha oggi aggiunto niente di nuovo rispetto a quando detto ieri, ovvero che l’economia Usa sta crescendo e potrebbe essere appropriato alzare i tassi nella riunione dei prossimi 15 e 16 dicembre.

Una stretta monetaria viene data ora al 76% dai mercati. Il ritmo dei rialzi sarà molto graduale e il trend non sarà uguale a quello visto in passato. Quanto a Draghi, il banchiere voleva fare di più ma i membri dei paesi virtuosi del board della Bce hanno fatto muro. Ora è in gioco la sua reputazione.

Come da attese, l’istituto di politica monetaria di Francoforte ha allungato la durata del programma di acquisto di bond dal settembre 2016 al marzo 2017 “o oltre se necessario” e ha ampliato la tipologia di asset, che ora comprenderanno anche quelli dei governi locali.

Dal fronte macro Usa, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione sono salite di 9.000 unita’ a 269.000, meno delle attese pari a 265.000 unita’. Si tratta della 39esima settimana con un dato sotto quota 300.000, un’importante soglia che segnala il buono stato dell’occupazione in vista della pubblicazione del report mensile governativo domani.

Il dato anticipa quelli complessivi sull’occupazione in arrivo domani e rafforza l’attesa di un primo ritocco verso l’alto dei tassi d’interesse da parte di Federal Reserve nel prossimo meeting del 15 e 16 dicembre.

Treasury inseguono l’andamento del Bund tedesco e dei titoli sovrani dell’Eurozona, protagonisti di un sell-off. Il decennale vede rendimenti – che si muovono inversamente ai prezzi – salire al 2,2323% dal 2,178% di ieri. Il titolo a tre mesi viaggia allo 0,2187%.

All’indomani di un tonfo del 4,6% sulla scia di scorte Usa cresciute (inaspettatamente) per la decima settimana di fila, il petrolio oggi ha chiuso in rally nella speranza che l’Opec annunci domani da Vienna un taglio della produzione. Il contratto a gennaio ha guadagnato 1,14 dollari, il 2,85%, a 41,08 dollari al barile. La spinta e’ arrivata dall’Arabia Saudita. Il piu’ grande esportatore di petrolio al mondo e quello con piu’ peso all’interno del cartello dei Paesi produttori e’ disposto a un taglio a patto che anche altre nazioni – parte e non dell’Opec – facciano altrettanto. Difficilmente domani si arrivera’ a un accordo in questo senso ma almeno la strada e’ stata spianata verso un cambio di rotta.