Economia

Unicredit-MPS, cresce timore spezzatino. A rischio 6 mila posti

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Mentre iniziano le danze per il matrimonio Unicredit-Mps, emergono i primi interrogativi sull’operazione, sollevati da sindacati e della politica, specialmente locale, tutti preoccupati per le ricadute di un’operazione che rischia di cancellare la più antica, anche se malconcia, banca al mondo.

“La nostra può essere una banca che magari si ridimensiona o magari trova una partnership da pari a pari con qualche altro soggetto bancario, ma non c’è fretta di svenderla. Possiamo parlarne e trovare una sinergia insieme. È questo che mi aspetto dal ministero del Tesoro”, ha detto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, definendo Mps è “un patrimonio da salvaguardare”.

Dal Comune di Siena – dove gli il sindaco terrà una conferenza stampa – riecheggia “grandissima preoccupazione”. Soprattutto – come ha spiegato l’assessore comunale Alberto Tirelli – per le ricadute sulla città e sulla provincia di Siena. “Non tanto per quello che è legato direttamente al Monte dei Paschi, ma anche e soprattutto per l’indotto”.

Tutto questo mentre ieri si è aperta la virtual data room per la due diligence di Unicredit, nella quale, per 40 giorni, saranno impegnati diversi team della banca guidata da Andrea Orcel allo scopo di passare ai raggi X le attività di Mps.

Obiettivo: la verificare la fattibilità di un’intesa con il Tesoro per rilevare – come ha comunicato Unicredit – un “perimetro selezionato” del Monte, relativo alle sole “attività commerciali” e ripulito da rischi legali e crediti deteriorati.  L’avvio dei lavori vede in campo al momento solo i team interni di Unicredit, assistiti dall’advisor Cappelli Rccd.

Tra i nodi da sciogliere c’è infatti quello della direzione generale di Siena, di cui Unicredit, interessata alla struttura commerciale, non ha bisogno.

Sindacati temono spezzatino

A questo proposito, Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, ha chiesto in particolare chiarimenti “su cosa significa che l’operazione riguarderà le attività commerciali di Mps, attraverso la definizione di un perimetro selezionato.
Le parti interessate devono al più presto chiarire se si tratta di un cosiddetto ‘spezzatino’, perché crediamo e confidiamo che non sia così”, dice Sileoni che ribadisce una posizione priva di “pregiudizi di sorta” ma che non lascerà spazio a sconti per evitare che vi siano penalizzazioni per i dipendenti e per i territori”.

Dal Tesoro assicurano che si farà di tutto per limitare gli esuberi e difendere l’integrità del Monte. Ma il rischio di 5-6 mila uscite (da gestire su base volontaria con scivoli fino a sette anni, costo 1,2 miliardi) esiste e non a caso al Mef si ragiona su misure compensative a favore del territorio, investendo, ad esempio, sulla filiera farmaceutica.

MPS: Lega sul piede di guerra

Acque agitate anche nel governo per la vicenda Mps-Unicredit che ha messo in allarme i partiti di maggioranza, che hanno richiesto a gran voce una informativa: il ministro dell’Economia, Daniele Franco, riferirà mercoledì davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato.

A rinfocolare il dibattito ci pensa Matteo Salvini.“E’ impensabile la svendita” e “lo spezzatino”, dichiara il leader della Lega, che stigmatizza i 6000 esuberi ipotizzati e propone di creare il “terzo polo bancario italiano”, una banca dei “territori”, unendo Mps ad “altri istituti emiliani, liguri o pugliesi”. Di fronte alla crisi della banca, ultima negli stress test europei, Salvini punta il dito contro il Pd: “Mps e’ sopravvissuta alle guerre, rischia di non sopravvivere ai Dem.
Il deputato del Pd di Siena (Padoan) si è dimesso per andare a fare… il presidente di UniCredit. Vi sembra normale?”.

Stress Test: MPS ultima in Europa

Nel frattempo, Il Tesoro va però avanti per la sua strada, rafforzato nei suoi convincimenti dall’esito dello stress test, che ha visto Mps ultima in Europa con un indicatore di solidità patrimoniale (Cet1 ratio) ridotto di 996 punti base dal 9,86% di fine 2020 a -0,1% del 2023. I risultati, ha commentato Mps, non tengono conto della transazione con la Fondazione Mps che ha ridotto di 3,8 miliardi di euro i rischi legali sulla banca e sono coerenti con il Capital Plan» che «prevede un rafforzamento patrimoniale di 2,5 miliardi di euro».

Mps oggi, è controllata dal ministero dell’Economia che detiene il 64,2% delle quote di maggioranza con l’impegno di uscire entro aprile 2022. Questa presenza è nata a seguito del salvataggio della banca avvenuto 22 dicembre 2017.