Società

Un remake del 2008 e’ possibile

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New York – Dall’ultima riunione degli strategist svizzeri di ISAG, in gennaio, di acqua ne e’ passata sotot i ponti. Le similitudini con l’inizio dell’anno 2011 diventano sempre piu’ flagranti ed evidenti. Anche se con statistiche diverse, un remake dell’anno 2008 sembra sempre piu’ probabile.

Dopo un avvio d’anno da ricordare, il migliore per le borse dal 1994, i mercati hanno perso slancio da febbraio. Il secondo mese dell’anno e’ stato segnato da piani di aiuto importanti nell’area euro.

Per scongiurare il default, in Grecia i creditori sono stati costretti ad accettare un nuovo piano di salvataggio senza precedenti nella storia dell’Europa. I prestiti a tassi vantaggiosi concessi dalla Bce alle banche hanno consentito, in forma di mille miliardi di euro di nuova liquidita’, hanno permesso alle autorita’ di evitare dei nuovi declassamenti del rating sul debito.

Da marzo si sta stringendo la triplice morsa delle condizioni macro mondiali in difficolta’ – rappresentate dai dubbi sulla crescita cinese, l’incremento dello stress del debito sovrano a partire dalla Spagna e le cifre sul mercato del lavoro statunitense – riducendo il carburante necessario per alimentare il rimbalzo.

Il consensus del team di ISAG, Associazione degli strategist d’investimento di Ginevra, in aprile e’ cambiato da gennaio: se tutti gli esperti concordano nell’asserire che l’iniezione di liquidita’ nelle casse delle banche era necessaria e che ha contribuito alla reazione positiva dei mercati, si lamentano al contempo del fatto che la Bce e’ “presa in ostaggio”.

Il denaro a buon prezzo ottenuto non e’ ancora filtrato nell’economia reale, le banche preferiscono infatti utilizzarlo per ridarlo alla Bce o per prestarlo agli stati con tassi piu’ elevati.

Sul fronte valutario l’obiettivo a 11 mesi secondo gli analisti e’ di 1,30 per l’euro contro il dollaro. Quanto alle materie prime, la maggioranza degli strategist predilige sempre l’oro, il cui target di prezzo a orizzonte 2013 e’ fissato a 1.850 dollari l’oncia. Nonostante i cali di prezzo dell’oro nero visti di recente, il barile di greggio resta sotto osservazione (obiettivo 108 dollari per marzo 2013) a causa delle tensioni geopolitiche in Medioriente.

Sono tre i rischi evidenziati dagli economisti dell’istituto di Ginevra, in Svizzera: in primis il rischio sovrano, con la Spagna in prima linea e la Francia a seguire.

In secondo luogo, la Cina: a suscitare inquietudini e’ il pericolo di un “hard landing”, con la crescita che si sta indebolendo progressivamente.

Infine, gli Stati Uniti, che rappresentanto l’area con la ripresa piu’ sostenuta tra i paesi industrializzati. Tuttavia, la crescita non si e’ ancora reinstaurata completamente, come dimostra l’occupazione. La situazione non e’ ancora tanto grave da spingere la Federal Reserve, la banca centrale americana, a lanciarsi prima dell’estate in nuove misure di quantitative easing, ovvero di allentamento monetario straordinario.