Società

Trivelle: ministro Guidi interrogata dai pm. Si indaga su tumori

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ROMA (WSI) – L’inchiesta sull’operazione Tempa Rossa entra nel vivo e vedrà domani l’interrogatorio del ministro dimissionario Federica Guidi, in qualità di persona informata sui fatti; ad essere indagato è, al contrario il compagno della Guidi, Gianluca Gemelli. I legali dell’ex ministro, però, tengono a distanziare la figura dell’assistita da quello che ora viene meramente descritto come “il padre del figlio” della Guidi.

“E’ solo il padre del figlio e con lui non ha mai convissuto”, hanno affermato gli avvocati, mentre fonti vicine alla Guidi, citate da Rai News, aggiungono che “con lui non ha interessi comuni: non ha conti cointestati con lui, e ha sempre provveduto lei e la sua famiglia alle necessità del figlio”.

Ricordiamo che era interesse diretto di Gemelli rimuovere ogni ostacolo al progetto Tempa Rossa gestito dalla multinazionale petrolifera Total, in quanto avrebbe generato due milioni e mezzo di euro in subappalti. “Mi stai utilizzando” diceva la Guidi al compagno in un’intercettazione ascoltata dai pm; mentre, in altra occasione lo rassicura sull’inserimento dell’emendamento risolutivo per Tempa Rossa: “se Maria Elena [Boschi, ministro per le Riforme ndr.] è d’accordo sarà inserito nella legge di Stabilità”, affermava l’ex ministro per lo Sviluppo economico.

Le indagini della magistratura nel frattempo si estendono anche sul fronte della salute e ambientale: migliaia di cartelle cliniche sono state acquisite dagli inquirenti negli ospedali della Basilicata, regione in cui si trova il Centro Oli dell’Eni di Viaggiano (Potenza). Oggetto di verifica saranno le patologie riscontrate, per per stabilire un eventuale legame con lo smaltimento dei rifiuti del Centro Oli. “E’ assolutamente verosimile un nesso tra l’aumentata mortalità per alcune patologie sul territorio e l’inquinamento ambientale”, afferma in merito l’Associazione medici per l’ambiente (Isde).

L’Eni punta invece “al Tribunale del Riesame” per “una rivalutazione del provvedimento di sequestro” di due vasche del Centro Oli e del pozzo di reiniezione “Costa Molina 2”, a Montemurro (Potenza); allo stesso tempo la compagnia petrolifera italiana ha richiesto un incidente probatorio (che renderà utilizzabili nel processo le prove appurate attraverso di esso) per dimostrare la “correttezza delle modalità di operatività dell’impianto e in particolare della mancanza di pericolosità delle acque reiniettate”.