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Al via la settimana delle trimestrali Usa, ecco cosa aspettarsi

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La settimana delle trimestrali americane è ufficialmente iniziata: da domani, martedì 15 ottobre, si inizieranno a intravedere con maggiore chiarezza gli effetti dell’ulteriore inasprimento della guerra commerciale e delle altre tensioni internazionali che hanno caratterizzato gli ultimi mesi.

Le prime società che pubblicheranno i risultati relativi al terzo trimestre saranno saranno quelle del comparto finanziario della borsa USA: JP Morgan, Citigroup, Goldman Sachs, ma anche BlackRock, Wells Fargo, Charles Schwab, First Republic Bank. Tutte queste istituzioni finanziarie comunicheranno i propri risultati domani.
Si aggiungeranno, sempre il 15 ottobre, anche le trimestrali di UnitedHealth Group e di Johnson & Johnson. Mercoledì, poi, sarà il giorno di Netflix, Bank of America e BNY Mellon; giovedì di Philip Morris e Morgan Stanley; venerdì, infine, spicca il report di Coca-Cola.

Secondo il consenso di FactSet, questo terzo trimestre prolungherà la earnings recession con il terzo consecutivo registrato nella crescita dei profitti. Per questi ultimi la previsione è di -4,77%. Ci si aspetta che i settori più colpiti saranno quello energetico e IT, mentre marceranno in direzione opposta, con incrementi nel ritmo di crescita, le utility, real estate, health care e communications services.

Dichiarazioni sulle trimestrali USA

Il primo ostacolo del terzo trimestre è ovviamente costituito dall’impatto dei dazi, ulteriormente innalzati a inizio settembre. Per il momento i segnali di un possibile accordo fra Usa e Cina non sembrano risolutivi: si parla di un accordo parziale che impegnerebbe le parti a rinviare gli aumenti dei dazi già in calendario. “Indipendentemente dal fatto che le due parti possano raggiungere una tregua a breve termine, restiamo pessimisti sulle relazioni economiche Usa-Cina a medio termine”, ha commentato il capo economista di Nomura degli Stati Uniti, Lewis Alexander, Lewis Alexander, in una nota ai clienti.

Un ulteriore elemento che potrebbe aver colpito negativamente il trimestre consiste nel rafforzamento del dollaro, considerando che il 40% dei ricavi delle società incluse nello S&P 500 proviene dall’estero. A ostacolare le esportazioni potrebbe aver contribuito il rafforzamento del biglietto verde del 4,2% sull’euro (nella media del trimestre rispetto a un anno prima) e del 2,5% verso il renminbi. Il dollar index, che confronta il valore del dollaro con un paniere allargato di valute, si è rafforzato del 3,2%.