Scandalo Volkswagen

La Volswagen è una delle case produttrice di automobili più famose su scala mondiale, nata in Germania nel 1937.
Nel settembre del 2015 il marchio tedesco finisce nell’occhio del ciclone per uno scandalo che ne macchia pesantemente la reputazione.

Fatti, accuse e conseguenze

La vicenda ha inizio nel 2013 quando l’International council on clean transportation (Icct), organismo non-profit statunitense, stava conducendo degli studi in Europa per verificare l’effettiva ecosostenibilità dei motori diesel. Non soddisfatti dall’esito dei test, decisero di proseguire le indagini negli USA, in collaborazione con la West Virginia University.

Alcuni fra i motori acquistati per effettuare la ricerca erano prodotti dalla Volswagen: questi restituirono risultati anomali quando sottoposti ai test sulle emissioni di gas inquinanti.

Negli studi venne coinvolta la Carb, l’agenzia della California deputata al controllo delle emissioni: nei test eseguiti in studio con sofisticate apparecchiature, i motori Volkswagen risultarono perfettamente conformi allo standard, ma quando questi vennero ripetuti su strada furono registrate emissioni di diossido di azoto 40 volte superiori ai limiti consentiti per legge.

La Carb, congiuntamente alla Epa (Ente di protezione ambientale americana), diedero avvio a una serie di indagini.

Nel 2014 la situazione è chiara ai due organismi: la Volkswagen, accortasi degli alti livelli di NOx prodotti dai loro motori diesel, aveva tentato di oscurare i fatti attraverso un software che manipolasse i risultati.

Nonostante il richiamo di 500.000 automobili, la Carb continuò a monitorare le prestazioni della Volkswagen, arrivando a scoprire che i modelli prodotti persistevano nel violare gli standard. L’Epa mise alle strette la Volkswagen: se non avesse risolto la problematica in maniera definitiva, i modelli 2016 non sarebbero stati approvati.

Volskwagen fu costretta ad ammettere i brogli e la Epa, il 18 settembre 2015, rilascia una dichiarazione ufficiale su quanto scoperto. I titoli della casa tedesca colano a picco, scendendo del 22% sul listino di Francoforte: ciò si traduce in una perdita di 12,9 miliardi di euro per i soci Volkswagen.

A seguito della vicenda il CEO dell’azienda, Martin Winterkorn, rassegna le dimissioni e viene sostituito da Matthias Müller.