NEW YORK (WSI) – Il sistema bancario in tutta Europa è sotto pressione mentre i mercati attendono con impazienza di conoscere i numeri sui loro conti trimestrali Già provate dai NPL, le sofferenze in portafoglio, le banche sono state duramente colpite il 23 giugno scorso quando il Regno Unito ha deciso a favore dell’uscita dall’Unione europea, votando per la Brexit.
Un evento imprevedibile e sismico, che ha visto le azioni di grandi banche europee come Deutsche Bank, Royal Bank of Scotland, Lloyds e Credit Suisse in caduta libera proprio dopo che sono stati annunciati i risultati del referendum. Nel Regno Unito, la Royal Bank of Scotland ha subito il colpo peggiore tra tutte le banche, con le sue azioni in calo di oltre il 30% dal 24 giugno scorso, all’indomani della Brexit appunto.
Ma i guai arrivano anche per le banche tedesche. I titoli di Deutsche Bank sono crollati di quasi il 3 per cento in attesa dei risultati del secondo trimestre e hanno perso ancora altro terreno dopo che la banca ha comunicato utili dimezzati nel trimestre. Il primo istituto di Germania si è trovato alle prese con numerosi problemi dopo gli stress test effettuati il mese scorso dalla Federal Reserve e dopo il report del Fondo monetario internazionale che hanno definito Deutsche Bank una delle banche più rischiose a livello globale.
Commerzbank, un’altra banca tedesca ha visto le sue azioni calo del 5 per cento dopo l’annuncio del crollo dell’utile operativo nel secondo trimestre a 342 milioni di euro dai 419 milioni di euro riportati nello stesso periodo dell’anno precedente. Intanto tutto il settore bancario è in fermento per gli stress test previsti per venerdì 29 luglio, un banco di prova importante che decreterà lo stato di salute di gran parte degli istituti di credito dell’Eurozona. Mps verrà quasi sicuramente bocciata, ma dovrebbe essere la sola banca italiana a non rispettare i parametri minimi di capitale in caso di crisi maggiori.
Guardando all’Italia, il governo sta cercando di fronteggiare la grave situazione in cui si trova il suo sistema bancario, pesantemente impantanato da circa 360 miliardi di euro di Non performing loans (Npl), che limitano la crescita del comparto e minacciano anche quella economica del paese. Nell’ultima conferenza stampa della Bce, il presidente Mario Draghi ha detto che i crediti deteriorati costituiscono un problema significativo per la futura capacità che le banche hanno di effettuare prestiti. Ha spiegato in particolare che il problema degli Npl è un ostacolo alla politica monetaria della Bce e la soluzione dovrebbe risiedere su tre pilastri fondamentali:
- “Un approccio costante di supervisione;
- un contesto di pieno funzionamento del mercato dei crediti deteriorati;
- un’azione di governo nel promuovere una legislazione che sostenga lo sviluppo di un mercato per le NPL”.
L’analista Steve Hussey di AllianceBernstein parlando all’emittente CNBC afferma:
“le banche italiane si trovano in un momento difficile con un settore indebolito dai bassi tassi di interesse, da una lenta crescita del Pil, da una pesante regolamentazione e da un controllo politico molto chiuso (…) I problemi evidenziano la necessità – e non sarebbe la prima volta – di attuare una maggiore armonizzazione in tutta Europa, altrimenti l’idea dell’unione bancaria sarà messa nuovamente in dubbio”.
Fonte: CNBC