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Terremoto: metà case zone a rischio non è a norma

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ROMA (WSI) – Più della metà delle case costruite in aree a rischio sismico in Italia non sono a norma. L’allarme viene dall’Istat, che ha sottolineato come “nelle aree a maggiore rischio sismico (zona 1) ci sono 1,9 milioni di case, oltre la metà (il 52,5%) costruite prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica, cioè prima del 1971″.

Lo ha fatto notare il presidente dell’istituto Giorgio Alleva, durante l’audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul ddl Bilancio, parlando del rischio terremoto in Italia. L’Istat ha riportato l’integrazione tra zone sismiche e censimento 2011 con i dati aggiornati dopo la scossa del 30 ottobre che ha devastato Norcia e la Valnerina.

Oltre il 42% delle case costruite prima del 1971 e quindi non a norma si trova in Calabria, circa il 13% in Campania. In generale, sempre in base ai dati Istat, il 9% circa del territorio italiano appartiene alla zona sismica 1, ovvero a quella più pericolosa).

La quota risulta decisamente più elevata in alcune Regioni: circa il 50% in Calabria, il 33% in Abruzzo e tra il 20 e il 30% in Basilicata, Campania, Molise e Umbria. Le Regioni che hanno porzioni di territorio nella zona a maggior rischio “sono 11”: Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania. Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.

Anche Bankitalia ha affrontato la questione, facendo sapere con quasi due milioni di abitazioni situate nella Zona sismica 1, la più pericolosa, pari al 5,6% del totale delle costruzioni, “è impossibile metterle in sicurezza tutte”.

I sismologi hanno avvertito che l’Italia rischia di cadere vittima di un sisma di magnitudo 7, ossia con un’energia di ben 30 volte più forte di quella di Amatrice. Il terremoto sarà dell’ordine di quello visto a Irpinia nel 1980, secondo quanto riferito all’agenzia stampa Adnkronos da Antonio Piersanti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Il terremoto atteso dai geologi, ha spiegato Piersanti, sarà “per intensità simili a quello dell’Irpinia nel 1980, al sisma di Messina e Reggio Calabria nel 1908”. Il sismologo ha parlato proprio di come l’Italia non sia preparata a una tale evenienza: “bisogna essere preparati adeguatamente in termini di qualità dell’edificato”.