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Tassi Italia e Spagna: torna l’incubo di novembre 2011

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NEW YORK (WSI) – Torna la paura di rivivere l’incubo di fine 2011, prima che Berlusconi rassegnasse le dimissioni e Monti salisse al potere per rassicurare i mercati.

I tassi di interesse sui bond italiani e spagnoli stanno crescendo, con i prezzi messi sotto pressione dall’instabilita’ politica rispettiva nei due paesi dell’area periferica dell’Eurozona.

Gli strategist di Wall Street prevedono un rialzo dei rendimenti ai livelli di autunno 2011, complice la paura che la Spagna sia costretta a ricorrere a un piano di salvataggio imminente.

I rendimenti sui titoli spagnoli hanno registrato il loro maggiore rialzo quest’anno, guadagnando fino a +23 punti base al 5,4%. Le obbligazioni italiane si sono mosse in tandem, con i rendimenti sul decennale sovrano che ha registrato un aumento i 14 punti base al 4,47%.

“Anche prima del 2013, gli operatori di mercato sapevano che febbraio sarebbe stato un mese pieno di insidie. In molti si aspettavano gia’ una fase di correzione. Questo perche’ gli investitori hanno ritrovato l’appetito per il rischio in gennaio”, ha scritto Joe Rundle, head of trading presso la piattaforma britannica di ETX Capital, citando quindi la tendenza del mercato ad andare a caccia di profitti nelle ultime sedute.

Da quando il quotidiano El Pais ha pubblicato le accuse di corruzione contro il premier Mariano Rajoy e altri membri di spicco del suo partito Popolare dei conservatori, i tassi sui Bonos sono schizzati in rialzo.

Si dice che Rajoy abbia ricevuto mazzette regolari di 25 mila euro dal 1997 in poi e tenuti nascosti dalle autorita’ fiscali. Lo scandalo e’ destinato a continuare ad esercitare pressioni sul mercato del debito fisso.

“Allo stesso tempo, le elezioni in Italia dovrebbero mettere in difficolta’ l’euro e i titoli di stato nazionali. Per Rundle i tassi spagnoli potrebbero arrivare fino al 5,6% e i contratti omologhi italiani oltre il 4,8%.

“Sono livelli che richiederebbero un imminente piano di salvataggio per Madrid e che provocherebbero una certa paura negli operatori di mercato”, in un effetto domino che rischia di far ritornare – appunto – l’incubo vissuo nel novembre del 2011.