Economia

Tasse “nascoste”: i versamenti al Fisco di cui non siamo consapevoli

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ROMA (WSI) – Si parla di tasse “occulte”, o tasse “nascoste”: quelle tasse che gli italiani lavoratori dipendenti pagano a loro insaputa, e/o comunque, senza che vi sia un versamento da parte loro. E’ l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre che parla del fenomeno, attraverso un’analisi da cui risulta che nel 96% dei casi le tasse che pesano sulle famiglie dei lavoratori dipendenti vengono prelevate alla fonte, ovvero dalla busta paga o sono incluse nei beni o nei servizi che vengono acquistati.

In poche parole, soltanto il 4% viene versato al fisco in modo consapevole.

La Cgia di Mestre va oltre e calcola anche il carico fiscale complessivo, su base annua, che graverà quest’anno su una famiglia tipo, composta da due lavoratori dipendenti (marito e moglie) con un figlio a carico: l’ammontare delle tasse nascoste è di ben 17.000 euro.

L’analisi dimostra che:

”il prelievo effettuato con il sostituto di imposta origina un rapporto tra il fisco e i lavoratori dipendenti molto diverso da quello intrattenuto dai lavoratori autonomi che, per loro natura, sono chiamati a pagare in misura consapevole la gran parte del proprio carico fiscale”.

Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, precisa:

“Nel momento in cui ci rechiamo in banca o alle poste per pagare il bollo dell’auto, la Tari o l’Imu psicologicamente percepiamo maggiormente il peso economico di questi versamenti rispetto a quando subiamo il prelievo dell’ Irpef o dei contributi previdenziali direttamente dalla busta paga. Nel momento in cui mettiamo mano al portafoglio prendiamo atto dell’entità del pagamento e di riflesso scatta una forma di avversione nei confronti del fisco. All’opposto, quando i tributi vengono riscossi alla fonte, l’operazione è astrattamente meno indolore, perché avviene in maniera automatica”.

L’associazione afferma che, in ogni caso, la pressione fiscale, seppure in ribasso, rimane ”ancora troppo elevata e, indipendentemente dalla forma del prelievo, va assolutamente abbassata”.

A tal proposito, nella nota della Cgia il Segretario degli artigiani di Mestre, Renato Mason, afferma:

“Gli ultimi dati disponibili ci dicono che in Italia la pressione fiscale è di oltre 4 punti percentuali superiore a quella tedesca,  di 6 punti rispetto a quella olandese, di 9 nei confronti di quella spagnola e di oltre 13 se la comparazione viene eseguita con quella irlandese. E’ ovvio come con questi gap sia difficile competere in campo internazionale. Soprattutto per le nostre piccole imprese che oltre a pagare troppe tasse sono penalizzate anche da un sistema paese poco sensibile alle loro esigenze”.

La Cgia suddivide il prelievo fiscale in tre grandi categorie:

a) il prelievo “alla fonte”. Con questa disposizione la nostra famiglia tipo versa il 65 per cento del totale del carico fiscale annuo (pari a 11.098 euro). Rientrano in questa categoria i versamenti dei contributi previdenziali Inps, Irpef e le addizionali regionali e comunali Irpef;

b) le tasse “nascoste”. Ogni qual volta facciamo il pieno alla nostra auto e paghiamo le bollette di luce e gas ci facciamo carico anche delle accise, senza contare le imposte che ci vengono “inglobate” nel momento in cui rinnoviamo l’assicurazione dell’auto e paghiamo i bolli dei conti correnti e i dossier titoli. Inoltre, un peso importante per le nostre tasche ce l’ha l’IVA che versiamo ogni volta acquistiamo un bene o un servizio. Da quest’anno, infine, il canone Rai non lo pagheremo più allo sportello, ma ci sarà “spalmato” sulla bolletta elettrica. Le tasse nascoste pesano sulla nostra famiglia tipo per 5.230 euro (31 per cento del totale);

c) le tasse “consapevoli”. Ormai sono ridotte al lumicino: da quest’anno solo il bollo auto e la Tari costringono la famiglia di dipendenti a mettere mano al portafogli per un importo di 696 euro (pari al 4 per cento del totale).