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Svizzera, voto su moneta sovrana: per Ubs mossa “suicida”

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Potrebbe essere un altro giugno bollente per i mercati e sistemi finanziari dopo il famigerato 26 giugno 2016 della Brexit. Domenica 10 giugno gli svizzeri saranno chiamati a votare, tramite referendum, una possibile riforma del sistema bancario e della creazione di moneta che, se messa in pratica, costituirebbe il primo tentativo del suo genere.

L’obiettivo dei promotori è quello di impedire la creazione di moneta da parte delle banche commerciali, che avviene attraverso l’attività di credito, e lasciando il monopolio completo dell’emissione di moneta alla sola Banca nazionale della Svizzera. Ciò, sempre secondo i sostenitori del referendum ridurrebbe l’instabilità finanziaria e la creazione di bolle creditizie, le cui conseguenze nefaste, in passato, sono state pagate anche con il denaro dei contribuenti.

Come spiega la Consob “Il sistema bancario crea moneta tramite la concessione di finanziamenti da parte delle singole banche alle imprese e alle persone: i finanziamenti bancari significano risorse finanziarie disponibili e spendibili da parte di chi li riceve (appunto, imprese e persone). Queste risorse, sia che siano spese o semplicemente trasferite presso altre banche, danno origine ad un sistema di moltiplicazione dei depositi bancari utilizzabili come mezzi di pagamento (moneta bancaria). In questo modo non è la banca singola a creare moneta, ma è il sistema bancario nella sua totalità in virtù del meccanismo del moltiplicatore monetario”.

Se dovesse vincere il “sì”, le banche private potrebbero prestare denaro solo se è già garantito da riserve presso la banca centrale, la quale avrebbe controllo diretto sulla totalità della moneta disponibile (e non solo della cosiddetta base monetaria, per maggiori dettagli rimandiamo a questo articolo). In caso di vittoria dei promotori, inoltre, sarebbe da mettere in conto una valanga di downgrade del rating per le banche svizzere.

Il governo, il parlamento e la stessa banca centrale hanno espresso un parere nettamente contrario sul nuovo sistema. Secondo i critici, infatti, neutralizzare la leva su cui si fonda il credito bancario andrebbe a ridurre significativamente l’accesso ai finanziamenti da parte di famiglie e imprese.

Per l’agenzia di rating S&P una vittoria del referendum “inciderebbe sul merito di credito delle banche svizzere”, mentre il ceo di Ubs, Sergio Ermotti, è stato ancor più netto: “Non mi aspetto che il popolo svizzero sia suicida e approvi” questa riforma”.

Gli ultimi sondaggi pubblicati dalla rete televisiva pubblica Srf vedono recuperare al 54% il fronte del “no”, dal 49% di inizio maggio. Un margine che, tuttavia, lascia decisamente aperta la sfida.