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Stangata Tares: 305 euro a famiglia, +35%

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ROMA (WSI) – Stangata nel 2013 per le famiglie italiane alle prese con la Tares, che – compresa la rata di dicembre – peserà per 305 euro per ogni nucleo, +35,4% rispetto al 2012. E’ quanto emerge da uno studio della Uil, che evidenzia come nel complesso le amministrazioni pubbliche incasseranno 9,9 miliardi di euro, ovvero 2,3 miliardi in più sul 2012 (+30,3%).

Il campione, per il quale sono stati calcolati gli importi della Tares, si riferisce alle utenze domestiche di una famiglia con 4 componenti e appartamento di 80 mq, compreso il tributo provinciale ambientale (dall’1% al 5%) e i 30 centesimi al mq di addizionale per la parte servizi.

Analizzando i dati degli aumenti percentuali più alti, rispetto al 2012, spiccano i dati di Pescara (più 140,9%); Trapani (più 121,6%); Reggio Calabria (più 121,1%); Cagliari (più 113,9%); Catanzaro (più 106,2%).

Se si analizzano i dati degli aumenti più alti in euro, rispetto al 2012, colpisce il dato di Reggio Calabria con un aumento medio, rispetto allo scorso anno, di 291 euro; seguono Cagliari con 276 euro; Trapani con 276 euro; Grosseto con 244 euro; Nuoro con 214 euro. E’ Cagliari con 519 euro medi a famiglia la città più cara; seguita da Napoli dove la Tares quest’anno peserà mediamente 485 euro, con un aumento del 13,3% rispetto al 2012 (57 euro).

La gravità del quadro socio-economico italiano si esprime anche con le difficoltà a cui fanno fronte ogni giorno i pensionati italiani.

Quasi un pensionato su due fatica ad arrivare alla fine del mese: un problema per il 46,2% che si ritrova così costretto a rimandare pagamenti, ad intaccare i risparmi, a chiedere prestiti e aiuti ad altri. E’ quanto emerge da una analisi realizzata dallo Spi-Cgil in collaborazione con Ipsos su consumi e potere d’acquisto dei pensionati.

Al contrario il 24,3% ce la fa “senza troppi problemi” ma spendendo quasi tutta la pensione, mentre il 29,5% ci arriva “senza alcun problema” e riesce anche a risparmiare qualcosa. In particolare, del 46,2% che stenta, il 29,9% arriva alla fine del mese “con qualche problema” stando molto attento e qualche volta rimandando dei pagamenti; il 12% ci arriva “con molti problemi”, usando i risparmi accumulati o chiedendo dei prestiti; il 4,3% non riesce proprio ad arrivare alla fine del mese senza aiuti di parenti o amici.

Di conseguenza tagli e rinunce sono all’ordine del giorno. Il 19,8% dei pensionati nell’ultimo anno, sempre secondo i risultati dell’indagine, ha dovuto ridurre “molto” anche svariati consumi necessari; il 28,4% ha ridotto “abbastanza” i propri consumi e anche qualcuno importante; il 31,4% ha tolto solo il superfluo.

Sopravvive dignitosamente solo il 20,4% dei pensionati, che “non ha ridotto in misura significativa” le proprie spese. Per quanto in evidente difficoltà, i pensionati continuano comunque a svolgere un ruolo strategico nella famiglia, in particolare verso figli e nipoti che hanno perso il posto di lavoro o che non riescono a trovarlo: il 42,6% infatti sostiene economicamente, magari anche solo ogni tanto, i propri familiari (di questi, il 21,4% è rivolto proprio a figli e nipoti).

Da ottimi a pessimi consumatori nel giro di pochi anni. I pensionati fanno i conti con la crisi e spendono sempre di meno: il 37% è arrivato a ridurre i consumi dei prodotti alimentari e per la casa, negli ultimi due anni, tra chi ha tagliato molto (8%) e chi poco (29%) su questi acquisti. E’ quanto rileva lo Spi-Cgil sulla base dei risultati di una indagine realizzata con l’Ipsos.

Una contrazione ben più evidente rispetto al resto della popolazione che ha detto di aver tagliato su questo capitolo di spesa, il 29%. Quello a cui i pensionati hanno rinunciato maggiormente è lo svago. Il 60% ha infatti ridotto viaggi e vacanze, il 59% ristoranti, pizzerie e bar, il 48% cinema, teatro e concerti. Ma in tempi di crisi anche l’acquisto di un vestito nuovo può aspettare e così il 53% dei pensionati ha deciso di ridurre le spese in vestiario, abbigliamento e accessori. Significativo il caso delle spese per giochi e lotterie: anche in questo caso infatti c’è un calo (per il 24%) ma il 76% dei pensionati ha deciso di non rinunciarvi, sperando magari di risollevare in questo modo le proprie sorti.

Mastrapasqua, pensioni sicure, Stato onorerà debito – “Il vecchio Inps ha una sostenibilità finanziaria ormai certificata dall’Italia e dall’estero; l’ex Inpdap”, l’istituto di previdenza dei dipendenti pubblici incorporato nel 2012 “ha un disavanzo, lo Stato con varie leggi ha detto che farà sempre fronte al pagamento delle pensioni. Nessun tipo di preoccupazione, quindi. E’ un debito dello Stato verso i pensionati che sarà onorato in base alle leggi votate dal Parlamento”.

Lo ha affermato il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, intervistato da ‘Tg2 Insieme’, parlando dei conti dell’Inps. Nel 2012 si è registrato un disavanzo complessivo di 9,8 miliardi.

Il sistema previdenziale italiano “è sostenibile dal punto di vista finanziario, deve essere maggiormente sostenibile dal punto di vista sociale”, è tornato a sottolineare il Mastrapasqua, evidenziando anche che nella crisi il sistema “ha tenuto”. Oggi, ha detto ancora, “non è più rinviabile il fatto che i tre sistemi, lavoro, ammortizzatori sociali e previdenza, camminino insieme in una sinergia in cui ognuno deve fare il proprio ruolo. Nel passato, molto spesso, soprattutto la parte previdenziale ha sopperito a mancanze del mercato del lavoro”. (ANSA, TMNEWS)