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Spread Btp/Bund sopra 160 punti, fin dove può arrivare

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Continua l‘effetto BCE sugli spread dei titoli di stato europei, che continuano ad allargarsi in seguito alla conferenza stampa di Christine Lagarde della scorsa settimana che, non ha escluso, come nel recente passato, un ritocco dei tassi già nel corso del 2022.
Alle dichiarazioni di Lagarde, si sono poi aggiunte nel fine settimana quelle del “falco” olandese della BCE, Knot, il quale, dopo aver chiarito che l’inflazione euro è in gran parte esogena (e pertanto “non c’è molto che possiamo fare”), ha affermato di aspettarsi un aumento dei tassi di interesse, verosimilmente di 25 punti base, quest’anno, seguito da un secondo aumento nella primavera del 2023.

In avvio di giornata, il differenziale tra Btp e Bund che segna 160,6 punti e si riporta sui livelli dell’estate del 2020 a fronte dei 155,5 punti della chiusura di ieri, dopo una giornata che aveva visto il differenziale toccare un massimo a 165,7 punti . Nel frattempo, il rendimento del decennale italiano è all’1,85%.

Secondo Althea Spinozzi, Senior Fixed Income Strategist per BG SAXO:

“La reazione del mercato ci dà un’idea di come sarà il 2022 con una BCE aggressiva, che potrebbe dapprima terminare il QE (intorno a luglio, come indica recentemente la ricerca di BofA) e successivamente aumentare i tassi a settembre. Inoltre una BCE aggressiva toglie sostegno ai paesi che ne hanno più bisogno per la loro ripresa, provocando un rapido inasprimento delle condizioni finanziarie nell’Europa meridionale rispetto al nord. Circostanza che la banca centrale vuole assolutamente evitare per non riaccendere una crisi politica nell’area dell’euro.
Ci sono poi le elezioni francesi in arrivo ad aprile. Con l’inflazione ai massimi di sempre per l’Eurozona, c’è la possibilità che Macron non venga rieletto a favore degli euroscettici, il che è un ulteriore minaccia rispetto all’esistenza dell’Unione Europea. In questo contesto, la BCE ha il delicato compito di prendere una decisione monetaria a marzo: una scelta che potrebbe segnare il destino dell’Unione stessa”.

Spread: fin dove può arrivare

In questo contesto, fin dove può arrivare lo spread?

Secondo Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, l’effetto della BCE sullo spread è stato esaltato da due circostanze: “Prima di tutto, il cambio di passo non era stato segnalato efficacemente. In secondo luogo,  sul BTP si era forse creato un posizionamento lungo in seguito alla conferma di Sergio Mattarella al Quirinale e Mario Draghi a Palazzo Chigi, una garanzia di stabilità (che comunque dovrebbe continuare a esercitare effetti benigni).
Di fronte a queste circostanze, l’esperto non crede che con quanto successo il meeting di marzo correrà ad accelerare il tapering. “In ogni caso la Banca centrale europea ha sempre detto che non avrebbe tollerato spinte verso la frammentazione del mercato. Quindi non vedo la volatilità sparire, ma nemmeno lo spread superare livelli come 170-175“.

Gli fa eco Spinozzi di Saxo Bank: 

“Dal punto di vista economico, rimanere accomodanti non è un’opzione, poiché l’euro si indebolirà, pesando sui prezzi dell’energia, aumentando così l’inflazione. Pertanto, è improbabile che la banca centrale diventi “colomba”, ma è anche vero che la sua scelta da “falco” deve avere un limite. A nostro avviso, questo limite è disegnato dallo spread BTP/Bund che raggiunge i 200 pb. Dalla fine della crisi sovrana europea nel 2013, infatti, lo spread tra i due Paesi è aumentato e si è mantenuto al di sopra di questo livello solo due volte: durante le elezioni italiane del 2018 e la pandemia di Covid del 2020.
Uno spread BTP/Bund superiore a 200 pb è stato associato in passato a livelli di sofferenza. È probabile che accada lo stesso questa volta, anche se stavolta la BCE non darà priorità a questo spread fino alla fine delle elezioni francesi di aprile”.