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Rating S&P in arrivo: come si presenta l’Italia all’appuntamento

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Inizia domani, venerdì 23 aprile, la “stagione primaverile” dei rating sul debito italiano. S&P Global sarà la prima a esprimere il suo giudizio; seguiranno DBRS (30 aprile), Moody’s (7 maggio), e Fitch (4 giugno).

Lo scorso ottobre S&P Global aveva innalzato il suo outlook da negativo a stabile e confermato il rating BBB, due gradini al di sopra del livello “junk”, che andrebbe a esercitare una pressione al rialzo sui tassi d’interesse del debito italiano.

A motivare la decisione, sei mesi fa, erano stati gli effetti previsti degli stimoli economici a livello nazionale e europeo, che avrebbero contribuito a rilanciare la crescita, uniti alla politica monetaria della Bce, che ha contribuito a schiacciare i tassi d’interesse in tutta l’Eurozona. Queste le ragioni che avevano spinto l’agenzia di rating a migliorare l’outlook nonostante il prevedibile aumento dello stock di debito pubblico italiano.
La sua sostenibilità rimaneva favorita dal contesto complessivo in cui i tassi sarebbero rimasti bassi, con la prospettiva di una decisa crescita post-Covid. Nessuno di questi fattori sembra drasticamente cambiato negli ultimi sei mesi.

Rating Italia, cosa pende sul giudizio

Le previsioni sul Pil italiano del Fondo monetario di inizio ottobre risultavano meno positive per il 2021 rispetto a quelle diffuse lo scorso marzo (da +3,4% a 4,2%) anche se per il 2020 si prevede un impatto più negativo (da -8% a -8,9%). Per quanto riguarda le prospettive di politica monetaria, il supporto indiretto alle finanze pubbliche sembra destinato a durare ancora a lungo.

Nel corso della conferenza del 22 aprile la Bce ha chiarito che il Pepp, il Programma di acquisti anticrisi, resterà invariato per dotazione (1.850 miliardi) e durata (almeno fino a marzo 2022).
Ieri (21 aprile), inoltre, l’Ufficio parlamentare di bilancio ha approvato le previsioni contenute nel Def, il documento programmatico del governo dal quale era stato prefigurato un livello dell’11,8% per il deficit 2021. Era dal 1991 che il disavanzo non superava la soglia del 11%.

Questi, dunque, gli elementi più importanti che fanno da contorno all’imminente giudizio di S&P Global sul merito di credito italiano.