Economia

Settimana corta, quali aziende la stanno sperimentando in Italia?

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Anche in Italia potrebbe prendere piede la settimana corta di quattro giorni. Aumentano le aziende che stanno cercando di adottare dei metodi organizzativi per diventare più attrattive. Uno di questi, senza dubbio, può essere costituito da un maggiore bilanciamento tra la vita privata e quella professionale. Oltre, ovviamente, a cercare di approfittare dei risparmi legati all’uso degli spazi aziendali in particolari periodi della settimana o dell’anno.

A pensare alla settimana corta sono principalmente le grandi aziende. Molte volte sono le multinazionali, spinte, prima di tutto, dal confronto con alcuni modelli esteri. Nel Regno Unito, in Spagna, Islanda o Belgio la settimana corta viene già usata e, molte volte, addirittura agevolata dalla normativa. Per il momento, nel nostro paese, ci sono solo delle sperimentazioni, che sono legate principalmente a dei contratti aziendali o a iniziative unilaterali delle imprese.

Come funziona la settimana corta

A percorrere la strada della settimana corta c’è un’azienda di Cologno Monzese, Tria S.p.A., specializzata nella produzione di macchine per il riciclo della plastica. A seguito di un accordo interno, nel periodo gennaio-luglio 2023, l’azienda ha deciso di sperimentare la chiusura degli uffici il venerdì alle 12. I lavoratori usufruiscono di tre ore di permessi retribuiti in busta paga.

Altra soluzione, invece, è stata adottata da Toyota Material Handling, i cui lavoratori effettuano turni di sette ore, pagati come se fossero otto. La società ha sede nel bolognese e ha sottoscritto un accordo di secondo livello, cercando di coniugare l’aumento di produzione con l’uso dello stesso stabilimento aziendale.

Da gennaio, invece, Intesa Sanpaolo ha proposto ai propri lavoratori di lavorare quattro giorni la settimana a parità di retribuzione. L’adesione è su base volontaria. Questa opzione può essere fatta di settimana in settimane e deve essere concordata con il proprio responsabile.

Awin Italia ha portato nel nostro paese un approccio, che utilizza in tutto il mondo. Dal 1° gennaio 2021 viene applicata una policy aziendale che prevede una giornata libera o due mezze giornate libere a settimana. Questa opportunità si affianca al lavoro agile e ha permesso alla divisione italiana di chiudere a luglio e ad agosto, perché tutti i dipendenti lavoravano da casa.

Anche Desigual, la casa di moda spagnola, ha optato per la settimana corta i 500 lavoratori degli uffici centrali di Barcellona.i In questo caso, però, c’è stata una decurtazione della retribuzione del 6,5%.

Cosa c’è da sistemare

Nel nostro paese le aziende stanno sperimentando la settimana corta, garantendo sempre la stessa retribuzione ai lavoratori. È necessario, però, far quadrare alcuni aspetti organizzativi. Non si deve, ad esempio, far crescere a dismisura il monte ferie, che è a rischio con un giorno libero in più a settimana, e la formazione dei manager. Daiana Iacono, client services director di Awin Italia, spiega che “nelle settimane che hanno giorni festivi o se il lavoratore si assenta per periodi di cinque giorni, deve usare le ferie”.

Senza dubbio siamo davanti ad un cambiamento culturale necessario. Intervistato da “Il Sole 24 Ore”, William Griffini, ceo della società di consulenza e di head hunting Carter & Benson, ha spiegato come “ci siano tanti amministratori delegati e imprenditori che hanno voglia di innovare i modelli organizzativi. Serve passare dalla cultura del controllo a quella della fiducia nei propri collaboratori. Noi adottiamo la settimana corta dal 2019 e i risultati sul fatturato si vedono: chi è più felice vende un prodotto migliore”.