Economia

Salario minimo, quali sono i pro e i contro?

Torna caldo il dibattito sul salario minimo, che si ripresenta ciclicamente nel nostro paese. Merito del deposito presso la Camera dei Deputati del testo unitario di proposta di legge per il salario minimo. La proposta è stata sottoscritta dai partiti di opposizione (Pd, M5s, Azione, +Europa, Alleanza Verdi e Sinistra Italiana), esclusa Italia Viva, e prevede l’imposizione di un salario minimo di 9 euro lordi l’ora. Una soglia minima pari a quella presentata dal M5s nel 2019, con un’inflazione decisamente inferiore a quella di oggi. Una proposta che difficilmente sarà accolta dalla maggioranza, con la premier Giorgia Meloni più volte ha detto di non considerare la misura la risposta da dare alla questione delle basse retribuzioni e la ministra del Lavoro Marina Calderone che si è detta non “convinta che al salario minimo si possa arrivare per legge”. Si è chiamata fuori Confindustria, il cui presidente Carlo Bonomi ha dichiarato oggi nel suo intervento all’assemblea di Assolombarda:

“Se vogliamo parlare di salario minimo con una soglia minima di 9 euro lordi non è un problema di Confindustria, che va sopra questa soglia”.

Facciamo il punto sulla situazione negli altri paesi europei e sui pro e contro del salario minimo.

La situazione in Europa

Secondo l’analisi dello Studio Legale Daverio&Florio, specializzato in diritto del lavoro e della previdenza sociale, il salario minimo vige in quasi tutti i paesi europei, eccetto Italia, Danimarca, Austria, Finlandia e Svezia. Nel nostro paese, così come in Svezia e Danimarca, non è stato introdotto in quanto si segue un modello basato sulla contrattazione collettiva, che stabilisce anche i minimi salariali associati a ogni contratto e livello di inquadramento. Tra i paesi dove è stato introdotto il salario minimo, i valori più alti si registrano in Lussemburgo (€2.387,40 / mese) e in Germania (€2.080 / mese).

Il primo paese europeo a introdurlo è stata la Francia, nel lontano 1950. Il “salario minimo di crescita interprofessionale” (SMIC) è di €11,52 lordi all’ora, pari a €1.747,20 lordi mensili (per 35 ore), e si rivaluta in base all’aumento dei prezzi e all’aumento del salario medio.

La Spagna e l’Olanda hanno aumentato l’importo nel 2023 e la Germania a fine 2022, mentre il Belgio e l’Irlanda hanno già previsto un aumento nei prossimi anni.

In Svizzera il salario minimo vige solo in 5 cantoni: si va da circa 19,75 (20,31 € circa) franchi lordi all’ora definiti dal Canton Ticino ai 24 franchi dal Cantone di Ginevra (24,45 €). Inoltre, ci sono periodicamente iniziative cantonali per l’introduzione di un salario minimo: a Zurigo il primo consiglio comunale ha detto sì all’introduzione di un salario minimo di 23,90 franchi lordi (24,35 €) all’ora. In contrasto, un’iniziativa nazionale per il salario minimo nazionale fu respinta nel 2014.

Ricordiamo che nel giugno 2022 a livello europeo è stato raggiunto un accordo sulla proposta di direttiva per un “equo salario minimo”. Che tuttavia non presuppone la sua introduzione in tutta Europa, né il suo intervento nei processi decisionali nazionali, né l’imposizione della misura nei paesi dove i minimi sono stabiliti dai contratti collettivi.

Pro e contro del salario minimo

Il salario minimo ha il grande vantaggio di innalzare gli stipendi di coloro che guadagnano meno della sua soglia: in Italia, sono 4,6 milioni di lavoratori. I settori meno pagati sono lavori domestici e agricoltura. Inoltre, tale misura stabilisce un minimo contrattuale anche per tutti i lavoratori che non sono coperti dalla contrattazione collettiva, che secondo un’indagine della fondazione Adapt sarebbero tra 700 e 800 mila, ossia solo il 3% del totale.

Uno studio condotto dall’economista Pacifico per lavoce.info dimostra che con un livello di 9 euro, l’Italia sarebbe uno dei paesi con salario minimo più generoso. Tuttavia, negli altri paesi europei i suoi percettori ricevono altri trasferimenti monetari di varia natura, come contributi per l’affitto o assegno ai figli, e pagano tasse e contributi sociali. Considerando anche questi ultimi, il trasferimento netto ricevuto da una famiglia italiana sarebbe molto più basso rispetto a circa la metà degli altri paesi.

Per il medesimo motivo, sebbene in linea teorica la misura riduce povertà e disuguaglianze, fissarlo a 9 euro l’ora, sebbene sia superiore alla soglia di povertà relativa, non permetterebbe a una famiglia italiana di superare la soglia di povertà stabilita dall’Ocse.

Inoltre, il salario minimo rischierebbe di ripercuotersi negativamente su occupazione e ore lavorate, in particolare di giovani e occupati in settori a bassa produttività.

Più che focalizzarsi su tale misura, che avvantaggia una platea limitata di lavoratori, il governo dovrebbe focalizzarsi sul rialzo di tutti gli stipendi, ad esempio attraverso un taglio del cuneo fiscale generalizzato (non solo per i redditi sotto i 35 mila euro) e strutturale (non per un periodo limitato di tempo). Un’altra strada percorribile potrebbe essere il sostegno diretto ai lavoratori con bassi stipendi, come succede in Irlanda, Francia, Regno Unito e Svezia.