Economia

Roberto Cingolani, chi è il nuovo ministro della Transizione ecologica

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Cinquantanove anni, un passato da fisico e ricercatore, Roberto Cingolani è stato nominato da Mario Draghi alla guida del nuovo Ministero della Transizione ecologica.

Un ministero chiave quello affidato a Cingolani alla luce della grande responsabilità che implica la gestione di parte dei fondi che arriveranno all’Italia attraverso il Recovery Fund, almeno il 37% delle risorse complessive. Ad oggi nel piano si prevedono 68,9 miliardi di fondi. Il 70% di quella somma dovrà oltretutto essere impegnato entro il 2022 e speso entro il 2023.

Chi è Cingolani

Nato a Milano nel 1961, Roberto Cingolani cresce a Bari, dove si laurea in Fisica nel 1985, l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Sempre a Bari consegue il dottorato nel novembre 1988 perfezionandosi nel 1990 alla Scuola Normale Superiore di Pisa.

Dal 1992 al 2004 è stato professore all’università del Salento, dove ha visto diventare il National Nanotechnology Laboratory un polo d’eccellenza internazionale per le nanotecnologie. Nel 2005 direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia (IIT) di Genova, dove ha lanciato il programma interdisciplinare Humanoid Technologies.

Dal 2019 è chief innovation officer di Leonardo, mentre fino al giugno 2020 è stato uno dei membri della task force governativa guidata da Vittorio Colao per affrontare la Fase 2.

Il campo di ricerca di Cingolani tocca la fisica, la spettroscopia di semiconduttori, le nanotecnologia, la scienza dei materiali e la robotica.

Ministero della Transizione ecologica, come sarà strutturato

Come sarà strutturato, in concreto, il ministero della Transizione ecologica?

Al momento i dettagli non si conoscono. Ma secondo indiscrezioni in circolazione, il ministero fortemente voluto da Beppe Grillo, come condizione al sostegno del nuovo governo da parte del M5S, potrebbero assorbire  competenze in materia energetica di altri ministeri. In particolare quelle dello Sviluppo di Giancarlo Giorgetti, ma non solo.

Uno dei primi problemi da affrontare sarà dunque quello delle possibili sovrapposizioni di funzioni e personale direttivo.

Tanto più che il ministero dell’Ambiente attuale ha un’organizzazione che già prevede un Dipartimento per la transizione ecologica a cui fanno capo quattro direzioni generali: economia circolare; clima, energia e aria; crescita sostenibile; risanamento ambientale. Ognuna di esse ha una sua struttura e altrettanti direttori.