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Botta e risposta tra Banco Bpm e Unicredit. Dopo che ieri, la banca guidata da Andrea Orcel ha fatto capire di essere pronta a rinunciare all’ops lanciata a novembre su Bpm per via del nodo Anima, la risposta di piazza Meda non si è fatta attendere.
Cosa dice il comunicato BPM
“A tutela della Banca e dei propri stakeholders e più in generale a salvaguardia della trasparenza nell’informativa al mercato, Banco Bpm non può esimersi dal manifestare la propria preoccupazione in relazione ai contenuti del comunicato stampa diffuso da UniCredit” si legge in una nota odierna, diffusa prima dell’apertura della Borsa.
Banco Bpm sottolinea che UniCredit “da una parte, insinua dei dubbi sulla valenza dell’offerta su Anima e sul ritorno dell’investimento per il gruppo Banco BPM e, dall’altra parte, si limita a richiamare le condizioni di efficacia poste all’Ops e già ben note al mercato senza, peraltro, chiarire la propria posizione in merito alla effettiva rinuncia alle stesse in caso di approvazione assembleare e/o all’eventuale rilancio del corrispettivo dell’Ops”. Banco Bpm, quindi, “prosegue nell’esecuzione del proprio piano industriale e dell’offerta su Anima nella piena convinzione che tali azioni porteranno valore ai propri azionisti”.
Ma non finisce qui. Banco Bpm ritiene “necessarie alcune precisazioni per rettificare una rappresentazione errata e fuorviante, frutto di deduzioni elaborate da un soggetto terzo al gruppo Banco Bpm che ha promosso un’offerta interamente in azioni, peraltro sin dal primo giorno a sconto rispetto al corso del titolo Banco Bpm, a detrimento degli azionisti di Banco Bpm”.
Inoltre, “UniCredit lamenta una mancanza di chiarezza nell’ipotizzare da parte di Banco Bpm un Cet1 ratio al di sopra del 13% alle date di riferimento del piano”, ma “Banco Bpm manterrà un Cet1 ratio superiore al 13% alle date di riferimento del piano, anche in caso di mancata applicazione del Danish Compromise alla partecipazione in Anima ed anche tenendo conto della remunerazione degli azionisti con un payout all’80%”.
I precedenti
Il nuovo scontro tra le due banche prende le mosse dalle dichiarazione di ieri rilasciate da UniCredit in base alla quali, se il prezzo dell’offerta pubblica (OPA) su Anima venisse aumentato, ciò potrebbe compromettere la sua offerta in corso per Banco BPM, rendendola potenzialmente inefficace. La banca ha sottolineato che un aumento del prezzo sarebbe in contrasto con gli impegni presi a novembre 2024, quando l’offerta è stata presentata, promettendo un alto ritorno sull’investimento con un assorbimento minimo di capitale.
Per Unicredit le implicazioni finanziarie sono rilevanti. UniCredit stima che, senza l’applicazione del quadro normativo favorevole noto come “Danish Compromise”, il Common Equity Tier 1 (CET1) ratio di Banco BPM potrebbe ridursi di circa 268 punti base, passando da circa il 13% a un livello potenzialmente vicino all’11%. Questo solleva dubbi sulla stabilità patrimoniale della banca e sulla sua capacità di mantenere i pagamenti agli azionisti.
In risposta alle dichiarazioni di UniCredit, già ieri l’amministratore delegato di Banco BPM, Giuseppe Castagna, ha criticato le affermazioni definendole “accuse pericolose” volte a influenzare gli azionisti in vista dell’importante assemblea prevista per il 28 febbraio. Castagna ha inoltre sottolineato che l’offerta di UniCredit non riflette un prezzo equo e ha accusato la banca di esercitare pressioni sul valore del titolo Banco BPM.
A questo punto, l’assemblea degli azionisti sarà cruciale poiché si voterà sull’approvazione o meno dell’aumento del prezzo dell’offerta per Anima da 6,2 a 7 euro. Questa decisione è strettamente legata alle condizioni che potrebbero portare Banco BPM ad accettare o respingere parti dell’offerta di UniCredit.