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Trump: per costituzionalista in caso ricorso “probabile che la Corte Suprema lo favorisca”

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Con un numero di stati il cui risultato delle elezioni presidenziali Usa si decide per poche migliaia di voti e vari pacchi di schede elettorali ancora in attesa di recapitato a due giorni dal voto, non sembrano mancare le basi legali per contestare, a più livelli, il risultato elettorale.
E’ questa in sintesi la posizione espressa dalla costituzionalista americana Stacy Hawkins (Rutgers University) in un’intervista a Yahoo Finance.

I motivi per il ricorso di Trump

“Ci sono molti motivi per i quali Trump dovrebbe essere in grado di contestare i risultati delle elezioni“, ha dichiarato la professoressa, citando i margini “sul filo del rasoio” in Wisconsin, Pennsylvania, Georgia e Michigan, come anche il diritto di far ricontare le schede in quelle sezioni in cui i rappresentanti della campagna di Trump non hanno potuto assistere alle operazioni di scrutinio.
A queste premesse, si aggiunge la composizione della Corte Suprema, che vede al suo interno numerosi membri di tendenza conservatrice; a partire dall’ultima eletta, fra mille polemiche, Amy Coney Barrett.

Tre giudici, Alito, Thomas e Gorsuch, hanno già espresso la volontà di non consentire il conteggio delle schede arrivate dopo la data delle elezioni. Queste ultime sono ritenute fondamentali per consentire un’eventuale vittoria di Biden in Pennsylvania.

Trump ha contestato il conteggio dei voti, poi, anche in Michigan, dove il candidato democratico si è imposto con circa 150mila voti, e in Georgia. “Si prevede che Amy Coney Barrett possa unirsi” ai giudici favorevoli a invalidare i voti postali arrivati dopo il 3 novembre, ha spiegato Hawkins.

Insomma, ci sono “tutti gli elementi che metterebbero la Corte Suprema nelle condizioni di decidere l’esito delle elezioni”. Questo scenario, ha precisato la Hawkins, “è molto probabile”.

“Sappiamo che tre dei giudici della Corte”, ha aggiunto la professoressa, “il giudice capo Roberts, il giudice Kavanaugh e ora il giudice Amy Coney Barrett” avevano preso le difese di Bush, quando nel 2000 il risultato era stato contestato da Al Gore. “Sappiamo della loro disponibilità a far intervenire la Corte Suprema, a ignorare le decisioni dello Stato e a dichiarare il vincitore di un’elezione presidenziale a favore di un candidato rispetto all’altro”, ha concluso la Hawkins, “e non credo che sia un mistero quale candidato possa essere”.