ATENE (WSI) – Dopo il no del popolo all’austerity, il governo è in rotta di collisione con i creditori dopo aver bruciato tutti i ponti simbolici esistenti con l’area euro. Tsipras è convinto di tornare rafforzato al tavolo delle trattative dopo la vittoria nel referendum, ma le dimissioni di Varoufakis, il ministro delle Finanze che si è dimostrato un osso molto duro per i falchi dell’area euro, fanno pensare che dovrà fare molte concessioni, forse anche più di quanto non fosse pronto a fare il governo ellenico prima dello smacco dell’abbandono delle trattative e dell’idea di guadagnare un mandato popolare indicendo il referendum.
Ora Atene, uno Stato ormai fallito, rischia di non avere più il sostegno finanziario dei creditori, in un momento molto delicato per la Grecia. Sui mercati si assiste a un prevedibile selloff sull’azionario mondiale. Sotto pressione anche i bond greci, l’euro e il gfreggio. I bond tedeschi e Usa stanno invece beneficiando dalla caccia ai beni rifugio. Si preved un inasprimento dei controlli di capitale per arginare la fuga dei depositi dalle banche già a corto di liquidità. La Bce è chiamata a fornire fondi di emergenza al sistema finanziario e mettere a punto nuove misure per scongiurare un contagio.
Atene è insolvente con il Fondo monetario internazionale dal 30 giugno, quando non ha ripagato un prestito da 1,6 miliardi di euro. Rischia di non ripagare il debito con la Banca centrale europea: entro il 20 luglio i greci devono versare alla banca 3 miliardi di euro. Gli arretrati incomincerebbero a diventare troppi e le banche finirebbero senza soldi in fretta. A meno che la Bce non continui a offrire un sostegno tramite il canale di emergenza ELA. Anche una riduzione parziale di questi fondi rischia di far scattare prelievi forzosi per i correntisti greci, sulla falsa riga di quanto accaduto a Cipro.
Il primo ministro Tsipras è convinto che un accordo sarà raggiunto entro 24 ore, tra lunedì e martedì, proprio appena in tempo per la riapertura delle banche prevista per domani 7 luglio. La chiave nei negoziati sta nell’ottenere una riduzione del debito, almeno parziale.
Syriza ora si trova infatti in una situazione paradossale: da mandato popolare non può concedere ai creditori ancora pesanti misure di austerità, ma non può nemmeno permettersi di dire no alle richieste dei creditori. Potrebbe fare delle concessioni, come ha già annunciato peraltro bruciandosi un asso nella manica importante nelle prossime trattative.
Tra le opzioni ‘nucleari’ che il governo sta valutando i media citano l’ipotesi di stampare euro, di lanciare una divisa parallela oppure di nazionalizzare le banche. Il Telegraph, citando Varoufakis in persona, parla dell’idea di ultima spiaggia “di emettere liquidità in parallelo, un po’ come succede in California con i certificati IOU, in una forma elettronica. Avremmo dovuto farlo già una settimana fa”.
La California ha emesso copuon temporanei per ripagare i creditori dopo il crac di Lehman Brothers nel 2008. Varoufakis insiste con il dire che un’azione di emergenza del genere non sarebbe un preludio a un’uscita della Grecia dell’area euro, bensì un’azione legale prevista dai dogmi dell’unione monetaria.
Se tra lunedì e martedì non verrà trovato un accordo per sbloccare un nuovo piano di aiuti, le frontiere greche potrebbero essere chiuse per impedire la fuga di capitali. Il prezzo delle importazioni schizzerebbe alle stelle. Ne farebbero le spese sopratutto i ceti più deboli, perché i benestanti hanno già fatto uscire i loro capitali e hanno averi in altre valute.
Atene potrebbe uscire dall’Unione Europea e anche dalla Nato, stringendo un’alleanza con la Russia o la Cina, per ricevere aiuti extra.
Ma l’opzione più temuta dalle autorità europee è che la Grecia metta in dubbio l’irreversibilità dell’euro decantata da Draghi, nazionalizzando le sue banche prima e poi emettendo euro con la sua banca centrale. Ossia stampando banconote di una divisa di cui non è più membro.
Fonti all’interno del partito Syriza hanno riferito che il ministero delle Finanze sta esaminando l’opzione di assumere controllo diretto del suo sistema bancario piuttosto che accettare il prelievo draconiano dei risparmi dei correntisti e per scongiurare la chiusura dei suoi istituti su ordine della Bce. Si parla di un bail-in sui conti superiori a 8 mila euro.
La banca centrale greca ha la capacità di stampare monete da 20 euro. Una misura del genere è possibile nel caso in cui la Grecia invochi lo stato di emergenza nazionale per decreto.
Fonte dichiarazioni Varoufakis: The Telegraph
(DaC)