Economia

Reddito di cittadinanza, dalle promesse alla realtà

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Dalla “moralità” delle spese, alla mancata possibilità di risparmio, sono molti i dettagli inattesi rispetto al reddito di cittadinanza che era stato prefigurato nel Contratto di governo fra Lega e Cinque stelle.

Questa misura nasce per introdurre in Italia una sorta di reddito minimo garantito e, allo stesso tempo, condizionato alla ricerca attiva del lavoro. Misure analoghe esistono già in tutti i Paesi comunitari, fatta eccezione per Grecia e Italia. Stando agli annunci, però, il reddito di cittadinanza presenterebbe vincoli quantomeno originali.

Il reddito di cittadinanza nel Contratto di governo

Il primo aspetto che veniva chiarito nel programma sottoscritto da Lega e M5s riguardava la dotazione del reddito di cittadinanza:

“L’ammontare è fissato in 780,00 Euro mensili per persona singola, parametrato sulla base della scala Ocse per nuclei familiari più numerosi”, si legge nel contratto, “al fine di consentire il reinserimento del cittadino nel mondo del lavoro, l’erogazione del reddito di cittadinanza presuppone un impegno attivo del beneficiario che dovrà aderire alle offerte di lavoro provenienti dai centri dell’impiego (massimo tre proposte nell’arco temporale di due anni), con decadenza dal beneficio in caso di rifiuto allo svolgimento dell’attività lavorativa richiesta”.

Per il decisivo rafforzamento dei centri dell’impiego venivano previsti investimenti per 2 miliardi di euro. Stando ai piani attuali (almeno per quanto riguarda l’anno prossimo) l’investimento è ridotto a un solo miliardo. Il Contratto di governo, al di là di questi aspetti, non forniva ulteriori dettagli sulle modalità di erogazione. Soltanto adesso si sta entrando nel vivo. Ecco come il reddito sta effettivamente prendendo forma.

I vincoli al reddito di cittadinanza

Nel tentativo di limitare eventuali abusi del reddito minimo garantito, il M5s ha previsto alcuni vincoli che renderanno la vita più difficile a quanti cercheranno di cumulare questo sussidio ad altre entrate, magari in nero. Ma le soluzioni proposte non mancano di punti critici.

Innanzitutto, è stato annunciato che il reddito di cittadinanza verrà erogato su una carta, la quale metterà a disposizione fino a 780 euro ogni mese e non potranno essere risparmiati, non potranno essere prelevati in contanti, ma solo e soltanto spesi. Se il soggetto (non possessore d’immobile) dovesse avere un reddito da lavoro di 500 euro mensili, ad esempio, riceverebbe un sussidio temporaneo di 280 euro, da spendere entro fine mese. Nel caso di soggetti bisognosi e sprovvisti di alcun reddito sarebbe impossibile mettere da parte alcunché: l’intera cifra ricevuta sfumerebbe con l’arrivo dei 780 euro del mese successivo.

Secondo quanto annunciato, poi, il governo intende restringere l’utilizzo del denaro per spese “immorali”, quali il gioco d’azzardo o le sigarette. La pentastellata Laura Castelli, sottosegretario al ministero dell’Economia, ha inoltre evocato controlli per sulle spese non ritenute di prima necessità, come quelle effettuate presso negozi di elettrodomestici (“Unieuro”), generando ulteriore confusione su cosa il governo ritenga effettivamente “immorale” o semplicemente voluttuario.

Come se non bastasse, è stato ipotizzato (in particolare dal presidente della Commissione bilancio alla Camera, Claudio Borghi) che il reddito possa essere speso solo per prodotti italiani. Come possa essere organizzato il controllo sugli acquisti, fra prodotti “non italiani” e “immorali” resta un rebus tecnico-organizzativo non di poco conto.

A questi dubbi si aggiunge la possibile incostituzionalità del disegno, laddove i cittadini italiani e gli stranieri residenti in Italia da almeno 10 anni – gli unici che avrebbero diritto al sussidio – si troverebbero in una posizione privilegiata rispetto ai soggetti stranieri che versano nelle medesime condizioni economiche. La Corte costituzionale potrebbe ritenere questo aiuto come lesivo del principio secondo il quale “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale” (ex Art. 3). Una questione che meriterebbe una riflessione approfondita.