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Recessione: grandi banche vedono 65% di chance

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NEW YORK (WSI) – Prima Goldman Sachs, poi JP Morgan, quindi Credit Suisse e ora Citigroup. Si allunga la fila di grandi banche mondiali che alla luce degli ultimi elementi macroeconomici a disposizione, sono diventate pessimiste sull’azionario Usa. Visto il rallentamento degli utili societari e la criticità a livello di margini, Citigroup dà al 65% le probabilità di recessione per la prima economia al mondo.

pAnche per via della stretta monetaria della Federal Reserve, la prima da quasi un decennio, il 2016 non sarà un anno positivo per Wall Street. Nelle loro previsioni per l’anno prossimo, le principali banche e i grandi broker del mondo consigliano di sottopesare la Borsa Usa in portafoglio. Citi ha ridotto a Neutral il giudizio sul mercato, citando la sostenibilità dei margini e il calo drastico dei profitti aziendali visto negli ultimi mesi.

L’azionario americano ha corso molto, facendo meglio del resto dei mercati industrializzati nel 2015, ed è lecito dunque attendersi anche un calo fisiologico. Le Borse americane – spiega Citigroup – “solitamente raggiungono l’apice circa 12-18 mesi dopo che i margini salgono sui massimi”. Sono passati 15 mesi da allora.

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Tenuto conto del livello record raggiunto dalle quotazioni dell’S&P 500, riteniamo che il momento migliore sia alle spalle per l’azionario Usa e che gli indici dovrebbero scambiare più in trading range nel 2016. Abbiamo pertanto declassato il giudizio sul mercato a Neutral. I titoli di Borsa sono diventati sempre più cari a fronte di un contesto economico pieno di rischi, pertanto serve maggiore cautela.

Passando invece alle previsioni di economia, basandosi sui dati raccolti dal 1970 al 2014 in Usa, Regno Unito, Germania e Giappone, gli analisti hanno condotto uno studio della probabilità cumulativa di una recessione per l’America. Con l’economia che è entrata nel settimo anno del ciclo economico, le chance di una recessione – una fase di decrescita di tre trimestri – sono salite al 65% per l’anno prossimo.

Intervendo ieri al Congresso, Janet Yellen, numero uno della Banca centrale Usa, ha escluso che le possibilità di recessione siano così alte, sottolineando che se l’aumento dei tassi guida provocherà conseguenze indesiderate la Fed può sempre intervenire, abbassando nuovamente il costo del denaro e magari lanciando nuovi piani di stimolo monetario straordinari.

Casualmente è proprio quello che è avvenuto esattamente nel 1936. Allora la banca centrale era erroneamente convinta che l’economia fosse abbastanza solida da poter sopportare una serie di strette monetarie e irrigidimento delle condizioni finanziarie. Le conseguenze non furono piacevoli.