Economia

Porti franchi: report allarmante sul Lussemburgo, per UE nessun problema

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L’Europarlamento ha redatto un report allarmante e scottante sui porti franchi, ma Bruxelles ha detto di non aver individuato alcun problema nel Granducato del Lussemburgo. Jean-Claude Juncker ritiene che non ci sia alcun fatto inquietante da segnalare. Ma un deputato tedesco di orientamento centrista, Wolf Klinz, non demorde e insiste sulla questione.

“Sono molto deluso dalla risposta della Commissione europea, ma non sono sorpreso. Siamo a fine legislatura e non c’è più nulla da aspettarsi”, commenta ai giornali Klinz, eurodepuato che dubita della volontà di Bruxelles di lottare seriamente contro il fenomeno dell’evasione fiscale.

Il tedesco, membro dell’Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa (ALDE), la lista centrista che alle elezioni di europee annovera tra le sue file anche il partito di Emmanuel Macron “En Marche”, fa parte degli autori del rapporto molto critico sulla questione presentato nell’ottobre dell’anno scorso.

L’8 gennaio Klinz aveva interpellato il capo della Commission Jean-Claude Juncker per allertarlo di un “angolo morto nei vostri sforzi determinate per migliorare la trasparenza finanziaria dell’Unione Europea, sottolineava nella lettera in cui faceva riferimento al sistema dei porti franchi, con un particolare il Freeport di Lussemburgo.

Da settembre 2014 ospita lo stabilimento di massima sicurezza, situato vicino all’aeroporto Findel, in cui sono custoditi beni per il valore di circa €50 milioni. Che il paese sia il primo a finire sotto la lente degli eurodeputati è normale, è non solo per la sua zona franca.

Commissione Parlamentare europea denuncia "buchi neri" nella politica di lotta contro l'evasione fiscale citando il caso del Lussemburgo. Nella foto Jean-Claude Juncker, quando era primo ministro del Lussemburgo
[/media-credit] Una commissione Parlamentare europea denuncia dei “buchi neri” nella politica di lotta contro l’evasione fiscale citando il caso del Lussemburgo. Nella foto Jean-Claude Juncker, quando era primo ministro del Lussemburgo (Christophe Licoppe/Photonews via Getty Images)

Il presunto conflitto di interessi di Juncker

Juncker, 64 anni, è stato primo ministro del Lussemburgo dal 1995 al 2013 ed è finito sotto accusa per lo scandalo Luxembourg Leaks. L’inchiesta ha rivelato nel dettaglio l’organizzazione dell’esilio fiscale di più di mille aziende con l’approvazione dell’amministrazione delle imposte nazionale.

A novembre 2014 Juncker, imbarazzato dallo scandalo, si è difeso dicendo di non aver mai dato istruzione su alcun dossier particolare. “Le norme fiscali che consentono alle imprese di ottenere dei favori da parte del fisco sulle imposizioni future sono conformi alle regole internazionali”, ma vanno incontro alla “giustizia fiscale” e alle “norme etiche e morali”.

Nel 2016 la Commissione ha varato una serie di nuove misure di lotta all’evasione fiscale, ma queste non vengono giudicate sufficienti da Klinz. Una delle ragioni è l’esistenza di un porto franco nel cuore d’Europa. La zona franca, anche detta area economica libera, è un territorio delimitato dove si può beneficiare di alcuni favori tributari. Per esempio permette di evitare di pagare dazi sulle importazioni di merci oppure di effettuare operazioni tax free.

Porti franchi e Lussemburgo: i fatti

La risposta ufficiale della Commissione, l’esecutivo Ue, firmata Pierre Moscovici, è datata 28 febbraio. Come conferma l’eurodeputato tedesco al quotidiano Le Temps, il commissario ha scritto che in sostanza i porti franchi sono utili in quanto permettono di semplificare alcune operazioni commerciali.

Una razione condiscendente che non prende in conto le accuse inquietanti contenute nel rapporto della Commissione parlamentare specializzata nella criminalità finanziaria, nella frode e nell’evasione fiscale (TAX3), denuncia Klinz.

“Speriamo che sulla base del nostro lavoro siano intraprese delle azioni sistematiche per lottare contro l’evasione fiscale in seno all’Unione Europea”, ha dichiarato il deputato al giornale svizzero. Il sistema attuale ha delle lacune gravi, secondo lui. Il quale confessa riconosce di essersi rivolto ai media per “fare pressione sui politici“.