Economia

Pensioni: no a Quota 41, doppio assegno. Le proposte di Tridico (Inps)

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Mentre mancano circa cinque mesi alla fine di Quota 100, che andrà in soffitto a fine anno, si continua a discutere su cosa succederà alle pensioni a partire dal 2022; vediamo quali sono le ultime proposte del presidente dell’Inps Pasquale Tridico.

Pensioni, le proposte di Tridico (Inps)

“Per il dopo non partiamo da zero. Esistono già nel sistema varie forme di anticipo, sulle quali bisognerebbe concentrarsi. I sindacati dicono di volere la flessibilità e propongono Quota 41 ma questa in realtà è una forma di rigidità, come del resto lo era Quota 100” afferma al Messaggero il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico.Quota 41 è iniqua ad esempio per le donne o i gravosi, oltre ad essere molto costosa per il bilancio dello Stato”.

E alla domanda su quanto sia costosa, risponde: “Fino a 9 miliardi l’anno, partendo da oltre 4 subito. Abbiamo uno strumento, l’Ape sociale, che andrebbe rafforzato facendo entrare altre categorie degne di protezione, ma sulle base dell’effettiva gravosità delle singole mansioni – prosegue – e questo all’interno di un sistema contributivo che ormai è la regola. Nella visione della flessibilità io avevo proposto anche un doppio canale, uscita a 63 anni con la quota contributiva, mentre la pensione completa scatterebbe ai 67“.

Secondo quanto già delineato giorni fa dal numero uno dell’Istituto di previdenza sociale, il lavoratore, raggiunta l’età di 63 anni, potrebbe scegliere di non continuare a svolgere la propria professione e ricevere dalle casse previdenziali quanto maturato in contributi fino a quel momento (ovvero la pensione contributiva).

L’anticipo pensionistico per la sola quota di pensione contributiva maturata al raggiungimento dei 63 anni di età e con almeno 20 anni di versamenti e un importo minimo pari a 1,2 volte l’assegno sociale è stata promossa da Tridico, anche perché è quella che presenta i costi più bassi per il sistema pensionistico: si partirebbe con non più di 443 milioni il primo anno per arrivare a poco più di 2 miliardi nell’ultima annualità su un arco decennale.

“Un meccanismo del genere – sottolinea ancora Tridico – porterebbe sostenibilità per i conti pubblici e flessibilità; ma se non lo si adotta, allora la via è quella degli interventi chirurgici come appunto l’estensione dell’Ape sociale e delle regole per i lavori usuranti. Anche l’Europa ci chiede di non tornare indietro sulle riforme previdenziali: d’altra parte abbiamo deciso che i nostri figli avranno queste regole e quindi a maggior ragione devono andare bene per noi” ha spiegato al Messaggero.

Nuove generazioni: possibile riscatto della laurea

E per le nuove generazioni, quelle su cui si concentrano nubi nere sul fatti di avere pensioni adeguate?

“Si può partire dal riscatto gratuito della laurea e dei periodi formativi, per compensare i buchi che ci possono essere nella carriera. E pensare alla pensione di garanzia, che non pone un problema immediato di copertura finanziaria visto che scatterebbe tra trent’ anni o più. Poi servono interventi per le lavoratrici, che tengano conto dello scenario demografico: quindi sgravi contributivi legati alla maternità, come avviene in Germania”, conclude il presidente dell’Inps.