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In pensione a 63 anni con assegno ridotto: la proposta del presidente Inps

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Riconoscere ai contribuenti la possibilità di decidere se andare in pensione anticipatamente, accettando però una decurtazione degli importi almeno fino al raggiungimento della pensione per anzianità. Questa la proposta lanciata dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico presentando la Relazione annuale dell’Inps alla Camera.

La proposta di Tridico sulle pensioni

Nel dettaglio il numero uno dell’Istituto di previdenza sociale ha precisato che il lavoratore, raggiunta l’età di 63 anni, potrà scegliere di non continuare a svolgere la propria professione e ricevere dalle casse previdenziali quanto maturato in contributi fino a quel momento (ovvero la pensione contributiva).

L’anticipo pensionistico per la sola quota di pensione contributiva maturata al raggiungimento dei 63 anni di età e con almeno 20 anni di versamenti e un importo minimo pari a 1,2 volte l’assegno sociale è stata promossa da Tridico, anche perché è quella che presenta i costi più bassi per il sistema pensionistico: si partirebbe con non più di 443 milioni il primo anno per arrivare a poco più di 2 miliardi nell’ultima annualità su un arco decennale

Bocciata invece Quota 41 anni, la proposta previdenziale che riduce il requisito dell’anzianità contributiva a 41 di anni di contribuzione  per l’accesso alla pensione anticipata sia per gli uomini che per le donne (lasciando inalterata la finestra trimestrale per la decorrenza della pensione).  È la più cara per le casse dello stato afferma Tridico in quanto il livello di maggior spesa pensionistica è crescente: si va dai 4,3 miliardi del 2022 a 9,2 miliardi alla fine del decennio. Dunque, una riforma costosa che nell’anno di maggior costo impegna circa lo 0,4% del prodotto interno lordo. Pesante anche il costo, in termini di maggiore spesa pensionistica, dell’eventuale passaggio da Quota 100 alla cosiddetta Quota 41, ovvero la possibilità di uscita anticipata al raggiungimento del quarantunesimo anno di contribuzione e senza vincoli anagrafici, su cui spingono i sindacati e la Lega. Infine, sempre come precisa l’Inps nella sua Relazione Annuale presentata al presidente Pasquale Tridico, la “brusca diminuzione della speranza di vita a 65 anni nel 2020 causata dalla pandemia ha riportato a un valore simile a quello registrato nel 2010. Questo comporta un rallentamento della crescita dell’età di pensionamento per vecchiaia, rallentamento tuttavia temporaneo e che sarà riassorbito nell’arco di un decennio”.