Economia

Pensioni a 67 anni: braccio di ferro Pd-governo

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ROMA (WSI) – E’ braccio di ferro tra Pd, governo e sindacati sul tema pensioni e sull’aumento dell’età a 67 anni dal 2019. Il Partito democratico nelle ultime ore ha avanzato emendamento al decreto fiscale per rinviare il tanto temuto aumento ma il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha deciso di rinviare la decisione.

Un errore dice il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, in un’intervista al Corriere della Sera.

“Vedo un errore di metodo e di merito in questa proposta del Pd. Nel metodo perché si decide di non decidere sull’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita rimandando tutto a dopo le elezioni. Il rischio che ciò venga letto dai cittadini come una manovra elettorale è alto. Nel merito credo si tratti di una proposta sbagliata che rischia di determinare uno squilibrio grave del sistema pensionistico (…) è giusto aprire a correzioni su lavori gravosi e usuranti. Ma in generale è necessario ricordare che già oggi l’età effettiva di pensionamento in Italia è di circa 62 anni mentre la vita lavorativa è di 31 anni rispetto ai 37 della media europea. Abbiamo varato l’Ape social che è una forma di prepensionamento per i lavori gravosi. La vera emergenza oggi riguarda i giovani e il lavoro. Su questo dovremmo concentrare le risorse”.

Il Pd ha presentato al Senato un emendamento al decreto legge fiscale collegato alla manovra che sposta al 30 giugno 2018 il termine di legge del 31 dicembre 2017 per fissare l’aumento di 5 mesi dei requisiti di pensionamento. In sostanza la decisione resterebbe in sospeso e rimandata al prossimo governo. L’attuale esecutivo guidato da Paolo Gentiloni è contrario al rinvio delle decisioni e il premier insieme  al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, incontrando i sindacati hanno detto che è necessario mantenere l’adeguamento di 5 mesi dal 2019 e deciderlo, come prevede la legge, entro il prossimo 31 dicembre.

In aggiunta hanno proposto un esonero dall’aumento dell‘età pensionabile per 11 categorie di lavoratori che svolgono attività gravose, già ammesse all’Ape social come maestre di asilo nido e di scuola materna, infermieri e ostetriche che fanno i turni di notte, macchinisti, camionisti, gruisti, muratori, facchini, badanti, addetti alle pulizie, alla raccolta dei rifiuti e alla concia delle pelli. La dote che il Tesoro è disposto a mettere sul piatto è di 200 milioni di euro.