Società

Pd-PdL, prove di accordo per un ‘governo di transizione’: “E’ caduto il muro di Berlino”

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – Franceschini apre a Pdl, Bindi smentisce di aver detto che Bersani tiene in ostaggio il partito, Renzi e renziani in campo, Zoggia, dialogo con tutti è ricetta partito dall’indomani delle elezioni.Al voto per le primarie Pd a Roma. Stop ai soldi ai partiti tra gli 8 punti di Berlusconi, ma anche Renzi dice ‘c’é proposta Pd, Grillo si accodì.Mps: Grillo choc, Rossi suicida o suicidato? non il solo. Ora m5s punta a comune Siena;la sfida di Renzi sulla trasparenza.

FRANCESCHINI APRE A PDL, RENZI, IN POCHI VOGLIONO VOTO – Pier Luigi Bersani tira dritto per la sua strada, ma l’impressione, per dirla con un dirigente Pd, è quella di un segretario “nel bunker”. In diversi, infatti, anche tra i big, iniziano a smarcarsi rispetto alla linea del “Mai con il Pdl”. Quando sarà finito il lavoro dei ‘saggi’ nominati da Giorgio Napolitano – è il ragionamento che fa più di qualcuno tra i Democratici – sarà necessario decidere cosa fare di fronte a un ‘no’ sempre più conclamato dei ‘grillini’ e al fatto che il ritorno al voto, con questa legge elettorale, piace davvero a pochi. Per questo nel Pd, anche nelle aree di maggioranza, si fa sempre più largo l’ipotesi di un dialogo con il Pdl, anche sul governo, con il ‘paletto’ (che resta fermo) del no a un ‘governissimo’. E’ la linea indicata anche dall’ex capogruppo del Pd Dario Franceschini che in un’intervista al Corsera ‘sdogana’ il dialogo con il Pdl, sottolineando che è arrivato il momento di confrontarsi anche con il Cav. Parole confermate in serata al Tg1 in un’intervista nella quale Franceschini definisce le 8 proposte lanciate da Berlusconi delle “idee da mettere sul piano del confronto”. La tensione è comunque palpabile nel partito alla vigilia di una settimana cruciale nella quale Bersani dovrebbe, tra l’altro, incontrare Berlusconi in chiave di ricerca di una ‘corresponsabilita’ sulla scelta del prossimo primo inquilino del Quirinale. “Tra dieci giorni andiamo a votare il capo dello Stato – sintetizza Pippo Civati – e se va avanti così ci arriviamo stremati”. Nel frattempo, Matteo Renzi continua a farsi sentire. Il sindaco ‘rottamatore’, mentre si allontana l’ipotesi di un suo arrivo a Roma come ‘grande elettore’ del presidente della Repubblica, tesse la trama per la sua candidatura alla premiership in caso si torni a votare, ma resta anche in attesa delle decisioni ‘romane’. “Non so – sottolinea – se la soluzione di un governo Pd-Pdl sia quella che davvero i dirigenti romani sceglieranno. Le alternative sono tre: governo Pd-Pdl, Pd-M5S o elezioni. Il governo Pd-M5S, Grillo non vuole; le elezioni mi sa che non le vogliono in tanti. Su un governo Pd-Pdl staremo a vedere”.

BERLUSCONI CAVALCA ‘STRAPPO’ PD E ‘OFFRE’ 8 PUNTI CHOC – Quella che per il Pd di Bersani è una nota stonata, è invece musica per le orecchie del Pdl: lo strappo di alcuni Big Democrat, come Dario Franceschini (che – come dicono nel centrodestra – sono stati ‘folgorati sulla via di Damasco’), ha fatto piacere a Berlusconi che ora ritiene a portata di mano le larghe intese. Appare sempre meno lunare l’ipotesi di un accordo Pd-Pdl Scelta civica (anche se la componente bersaniana continua a fare resistenza) che potrebbe avere come banco di prova il voto per il nuovo capo dello Stato in programma tra una dozzina di giorni. Una ‘santa alleanza’ per il Quirinale da riproporre, poi, in fotocopia, per la formazione del governo, così come ha auspicato, dal fronte Pd, anche Beppe Fioroni. Ma prima si dovrebbe chiudere la pratica Pd: Bersani appare sempre più in difficoltà dopo che Franceschini, abbattendo il ‘muro di Berlino’ (come ha detto Licia Renzulli, Pdl), si è schierato per il dialogo con il centrodestra. Tutti vogliono allontanare lo spauracchio del voto (come ha ironizzato Matteo Renzi che invece pare non temerlo), e con esso un nuovo salto nel buio. D’altra parte anche Berlusconi ha operato uno ‘strappo’ dalla sua stessa linea: ha fatto sapere che il ritorno alle urne non é una priorità, ma solo una extrema ratio, e che non chiede nulla per sé, ma solo di entrare nella trattativa-Colle per portare su quella poltrona una figura che sia di garanzia anche per il centrodestra. Oltre ai nomi in ‘pole’ Amato, Prodi, Marini e Severino, prende quota quello di Emma Bonino che viene subito stoppato da cattolici come Rocco Buttiglione (“La sua candidatura dividerebbe il Paese”). E mentre procede il lavoro sotterraneo degli sherpa per il Colle e il governo, i due fronti lavorano anche all’incontro tra Bersani e Berlusconi previsto per la fine della prossima settimana. Il passo immediatamente successivo, è per il Pdl il ritorno in piazza (sabato 13 a Bari) ma con intenti ‘istituzionali’ e non barricaderi (come ha sottolineato negli ultimi giorni anche il segretario Angelino Alfano). In quella occasione Berlusconi rilancerà – come ha fatto sapere oggi – quegli 8 punti programmatici “che hanno portato il centrodestra a sfiorare la vittoria alle ultime elezioni”. (ANSA)