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Passera in combutta con i banchieri grida al conflitto di interesse

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Roma – La strada, per Lucchini, è una soltanto: commissariamento. E al ministero dello Sviluppo economico, dove prevale questa tesi, c’è chi punta il dito contro le banche. Di fatto soci di riferimento del gruppo italiano dell’acciaio, gli istituti ne starebbero pericolosamente rallentando l’agonia.

Al dicastero guidato da Corrado Passera si parla sempre più di «conflitto di interessi».

Il perché è presto detto: le banche sono entrate nell’azionariato del colosso dei tubi convertendo in quote societarie una parte dei 650 milioni di euro di crediti. Mossa necessaria a riequilibrare il rapporto tra patrimonio e debito della Lucchini, che all’inizio di agosto ha alzato bandiera bianca.

Non solo. La sostanziale ricapitalizzazione ha consentito alle banche di acquisire il controllo della società, sfilandola in pratica al magnate russo Alexei Mordashov, peraltro in disimpegno da un pezzo. Obiettivo degli istituti è trovare un compratore prima di buttare a mare tutti i crediti con pesanti svalutazioni sui loro bilanci: quella più esposta è Mps (137 milioni); poi ci sono Unicredit (101,3), Intesa (82,2), Banco Popolare (71) e Bnp Paribas (68,5).

Il tempo stringe: «In cassa c’è liquidità per andare avanti altri tre mesi, poi il fallimento sarebbe inevitabile» dice una fonte. Nel consiglio di amministrazione del 25 ottobre sono state esaminate due piste: il concordato preventivo in continuità (il Chapter 11 all’italiana) e l’amministrazione straordinaria (Legge Marzano) con la nomina di un commissario. Strada, quest’utlima, gradita a Passera, ma sulla quale si frappone la resistenza delle banche.

Non a caso, la riunione del cda si è conclusa con una fumata nera: una non decisione per prendere tempo e sperare di trovare l’acquirente. Tuttavia uno degli interessati, il fondo d’investimento Klesch, non ne vuole sapere di avere gli istituti fra i piedi.

Allo Sviluppo economico il dossier è sulla scrivania di Claudio De Vincenti. Sul sottosegretario è sempre più insistente il pressing degli enti locali, preoccupati per gli effetti sull’occupazione. A Piombino ballano 2.500 posti di lavoro e il sindaco, Gianni Anselmi (Pd), ha chiesto a De Vincenti di accelerare col commissario.

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