a congiuntura internazionale è in difficoltà e addirittura la Germania va maluccio ma le cose per l’Italia sono iniziate ad andare male a metà dello scorso anno. E’ chiaro l’ex ministro dell’economia Pier Carlo Padoan quando punta il dito contro il governo giallo-verde, causa, a suo dire, dell’affossamento del clima di fiducia delle imprese e famiglie. E nel 2019 le cose non andranno meglio.
Ma quale recessione tecnica, sarà recessione e basta. Ovviamente non ho ora gli strumenti tecnici per fare previsioni numeriche, ma seguendo il modello del consenso delle stime, mi sembra evidente che nel 2019 avremo una crescita negativa.
Così Padoan nel corso di un’intervista a Repubblica sostenendo che sulleventuale necessità di una manovra correttiva occorre attendere i numeri che il governo metterà nel Def.
In ogni caso il governo è in un vicolo cieco: se farà una manovra restrittiva, la congiuntura peggiorerà ancora; se farà una manovra espansiva, con l’aumento del deficit e del debito riprenderà a salire anche lo spread e a farne le spese sarà anche l’economia reale.
L’ex ministro dell’Economia non le manda a dire e neanche al suo successore Giovanni Tria che ha affermato che l’Italia va verso la crescita zero ma secondo Padoan andremo ancora più sotto.
Tria dice che siamo intorno allo zero. Andremo sotto.
Conte irritato: “Tria non crede alla manovra che ha creato”
Proprio le parole di Tria hanno creato l’ennesimo scontro all’interno della maggioranza.
Si è fermata la Germania e di conseguenza si è fermata la parte più produttiva dell’Italia. Ora siccome l’Italia da anni cresce un punto in meno degli altri paesi europei noi ci avviamo verso lo zero.
Così ha spiegato il ministro parlando dal palco del Festival dell’Economia civile di Firenze. Parole che non sono piaciute al premier Giuseppe Conte che, come riporta La Stampa, avrebbe risposto:
Tria dimostra di non credere alla manovra che lui stesso a contribuito a definire ed il cui compito è proprio quello di sostenere il Pil grazie a misure come Quota 100 e Reddito di cittadinanza. E soprattutto rischia di mettere in difficoltà il governo quando dovrà andare a confrontarsi in Europa.
Il titolare del dicastero di via XX Settembre si è poi soffermato anche sul tema banche.
Attaccare il sistema bancario italiano, che è privato e si muove in base a criteri economici, e non solo mettere in dubbio la sua solidità e la sua resilienza a momenti difficili e ponendo sospetto su questo, significa avallare campagne europee che ci stanno mettendo in difficoltà e minare l’interesse nazionale nel momento in cui stiamo negoziando come arrivare all’unione bancaria.
Dichiarazioni che hanno irritato il premier Giuseppe Conte.
Non mi sembra che ci siano i presupposti per parlare di attacco alle banche» ha spiegato ai cronisti che lo incalzavano. Piuttosto dobbiamo varare e licenziare al più presto il decreto per i truffati dalle banche.
Ennesimo scontro all’interno del governo
Intanto la maggioranza si è nuovamente arenata su due importanti progetti di legge, lo sblocca cantieri e il decreto crescita. “Sensibilità diverse sono tra le cause dei ritardi”, si è affrettato a dire il ministro. Così per lo Sblocca cantieri i Cinque Stelle temono che un provvedimento a maglie eccessivamente larghe possa aprire il varco all’illegalità nei cantieri.
L’obiettivo spiega una fonte governativa pentastellata è sbloccare una serie di cantieri, soprattutto per quanto riguarda i piccoli lavori e quelle strutture necessarie nei piccoli comuni. E poi c’è il tema della manutenzione di strade e ponti: un elemento che vuol dire creare posti di lavoro, aprire cantieri e evitare che accada ancora quello che è successo a Genova.
Così riporta Il Messaggero, mentre sul decreto Crescita da una parte i Cinque Stelle spingono per introdurre la norma sui marchi storici offrendo come contropartita alla Lega un aumento della deducibilità IMU sui capannoni.