ROMA (WSI) – Per una volta Pier Carlo Padoan tira fuori le unghie e passa all’attacco contro la Germania. Il capo del Tesoro ha minacciato i tedeschi, avvertendoli della necessità di “mutualizzare i rischi”, altrimenti l’euro potrebbe anche non esistere più.
Senza una condivisione dei rischi, infatti, l’ex funzionario dell’Ocse, ritiene che il progetto della moneta unica non abbia più significato. Le parole sono al fulmicotone e non faranno piacere a chi persegue la linea dei falchi del rigore in Germania. Salito sul palco del Festival dell’economia, da questo punto di vista, Padoan ha sorpeso il pubblico di Trento.
Le resistenze della Germania alla condivisione dei rischi vanno assolutamente vinte, è in gioco il futuro del progetto dell’economia e finanza unica in Europa: “Se non accettiamo la mutualizzazione è inutile che stiamo a perdere tempo con sto’ euro”.
Non si tratta di schierarsi con gli euroscettici, ma anzi di difendere il concetto di Europa unita, forte e solidale. Di fronte al dilagare dei populismi, ai pericoli di una vittoria a favore dell’uscita dall’Ue al referendum inglese del 23 giugno, Padoan si augura una sempre maggiore integrazione.
In caso di evento choc di Brexit, “la migliore linea di difesa per i paesi europei sarebbe quella di annunciare che il processo di integrazione europeo va avanti”. E di questo processo dovrebbe far parte anche la condivisione dei rischi. “Se condividiamo un sistema dobbiamo accettare che di volta in volta possiamo avere bisogno gli uni degli altri”.
D’altronde proprio i tedeschi, che si oppongono alla mutualizzazione perché temono di pagare “per gli italiani indisciplinati” dovrebbero ricordarsi che in passato le loro banche hanno beneficiato di “ingenti aiuti di Stato, 240 miliardi”. Sembra di sentir parlare il MoVimento 5 Stelle.
Cautela su tagli tasse a causa dei vincoli Ue
Va riconosciuto, secondo il ministro, che l’Italia del tutto indisciplinata in fondo non lo sia. Le riforme il governo Renzi le sta facendo. E i frutti iniziano a vedersi. Il Jobs act ha reso “il mercato del lavoro radicalmente migliore” ed è stato “un grimaldello per la fiducia”. L’invito a questo punto è rivolto alle parti sociali (sindacati e industriali) che devono trovare da sole e in fretta un accordo sulla contrattazione collettiva, in modo da recuperare produttività.
Il tutto verrà aiutato dal fatto che il debito pubblico “continuerà a scendere”. Per ora su questo frangente Padon è stato però smentito sin qui dalle statistiche ufficiali, con il passivo delle casse statali che si è gonfiato ancora toccando valori record.
Al contrario di quelle sulla condivisione dei rischi, non hanno destato scompiglio le sue dichiarazioni di circostanza sulla ripresa italiana. Sono finiti i tempi in cui Padoan aveva portato una ventata di sano realismo a via XX Settembre. La ripresa “sta accelerando, l’anno prossimo sarà più elevata. In un contesto europeo in cui tutti stanno decelerando, l’Italia accelera”, secondo Padoan.
Più delicato il capitolo fiscale. Pur esprimendo cautela sui tagli delle tasse alle famiglie, Padoan ha espresso un certo ottimismo. Gli impegni e i vincoli che abbiamo con l’Ue, tuttavia, comportano cautela sui tagli alle tasse. Padoan frena sull’anticipo della riduzione Irpef: “Vedremo, se c’è spazio lo faremo”.