Partito democratico: alleanze pericolose

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Partito democratico: alleanze pericolose

È tornato Andrea Orlando, il Dalai Lama nazionale, portatore di pace, quello che abbatte i muri e costruisce ponti, propone alleanze a prescindere, al secolo attuale Ministro di grazia e giustizia e leader della minoranza interna al Partito democratico.

Per vincere bisogna allearsi assolutamente allearsi, anche con chi la pensa all’opposto e che se potesse, passerebbe volentieri sul tuo cadavere – metaforicamente parlando.

L’obiettivo, per il nostro ex concorrente alla segreteria nazionale del Partito democratico, sonoramente sconfitto alle recenti primarie del 30 aprile u.s., non è governare, ma semplicemente vincere!

Per i politici di lungo corso, i cc.dd. politici in servizio permanente effettivo, quelli che siedono in Parlamento da svariati lustri – ogni volta penso a Re Giorgio che per sua ammissione ha confessato di sedere in Parlamento da 70 anni – il Governo del Paese, prendere delle decisioni, metterci la faccia, risponderne agli elettori, è un mero dettaglio. Per questi signori, è sufficiente conservare la poltrona, usufruire dei benefici della carica, fringe benefit di ogni genere e avanti  così, come ci hanno abituati da mezzo secolo a questa parte: parlare, parlare, parlare e, alla fine, non essendo d’accordo su nulla, si rinvia nel mentre i problemi si aggravano e la forbice del benessere si allarga sempre di più, a danno delle categorie più fragili, meno abbienti.

Il nostro Ministro, in vista delle prossime elezioni, propone di ampliare la coalizione del Partito democratico anche alla Sinistra assortita italiana (Sai), gli stessi che vogliono abolire il Jobs act, la Riforma della Pubblica amministrazione, la Riforma della scuola.

La si pensa all’opposto? non è un problema, apriamo un tavolo e ne parliamo, all’infinito, come le rette parallele, quelle che non si incontrano mai, i problemi possono aspettare, l’importante sono le poltrone!

Popolo del SI

Il popolo del SI al referendum costituzionale, quello del 41%, di tredici milioni circa di persone che si sono poste in posizione opposta all’accozzaglia – intesa come forza politica disomogenea e unita solo per ostilità preconcetta, a prescindere – che ancora credono e si illudono di poter contribuire a cambiare l’Italia, a ridurre una burocrazia impazzita, una corruzione inarrestabile, costi della politica insostenibili, enti inutili e semplificazione dei processi amministrativi di particolare utilità per i cittadini e le imprese, la pensa diversamente.

Il popolo del SI, pensa ad un sistema Paese da terzo millennio, in grado di competere con le grandi sfide della globalizzazione, come del resto i significativi risultati economici registrati anche da indicatori internazionali come S & P – non succedeva da quindici anni – stanno se non altro a dimostrare, per quanto ancora in modo insufficiente,  che la direzione è quella giusta

Il popolo del SI, pensa alle riforme attese da mezzo secolo nell’interesse delle fasce più deboli, al rispetto delle regole che da troppo tempo vengono disattese.

Il popolo del SI, al contrario di quanto sembra fare il PD, non cerca alleanze a tempo perso.