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Microsoft, regina di Wall Street e dei magnifici sette

Alla fine l’atteso sorpasso di Microsoft ad Apple si è verificato nella seduta di giovedì 11 gennaio. Uno scatto di un centinaio di milioni in apertura ha portato la capitalizzazione del colosso fondato da Bill Gates a 2.888 miliardi di dollari, mentre quella del gigante creato da Steve Jobs è scesa a 2.870 miliardi. Il derby di Borsa tra le due big tech ha regalato una giornata al cardiopalma a Wall Street, che fino alla chiusura ha assistito a un testa a testa per la corona di società con il maggior valore al mondo. Non è una novità. Quella tra Microsoft e Apple è una sfida che parte da lontano: il sorpasso della Mela in Borsa sul produttore di Windows è datato 2010, grazie al successo dell’iPhone, ed è durato fino alla pandemia, quando Microsoft è tornata in testa per un breve periodo. Ai tempi il valore delle due big tech si aggirava sui mille miliardi, ora è a un passo dai 3 trilioni.

Ma in realtà le due società si danno battaglia da anni. Rivali fin dagli anni ’80, quando la società fondata da Steve Jobs e Steve Wozniak accusò il produttore di Windows, Bill Gates, di aver rubato il “look and feel” del software per computer Macintosh. Apple perse una causa sul copyright contro Windows all’inizio degli anni ’90, aprendo la strada a Microsoft per dominare il mercato dei PC per decenni.

Stavolta Microsoft ci prova con basi più solide. Perché ha investito meglio e prima sull’intelligenza artificiale generativa, nello specifico 13 miliardi per diventare partner di OpenAI. Mentre Apple paga l’esser rimasta troppo legata alle vendite di iPhone.

La Borsa premia Microsoft per aver cavalcato per prima l’onda dell’intelligenza artificiale

Nel corso del 2023, il titolo di Microsoft ha guadagnato circa il 64% contro quello di Apple che, invece, è salito del 35%. La prima è spinta dalla continua crescita della sua divisione di cloud computing, mentre i suoi maggiori rivali, come Amazon e Google, hanno vissuto un graduale rallentamento nella crescita delle vendite. Inoltre, nonostante le vicende dell’azione legale intentata dal New York Times a ChatGPT (sistema sviluppato da OpenAI) e le verifiche di recente annunciate dalla Commissione Europea proprio in merito all’attività della società, che rischia di andare in contrasto con le regole di libera concorrenza sul mercato, Microsoft sta beneficiando anche del diffuso ottimismo sulla possibilità che l’intelligenza artificiale creerà nuovi ricavi per i suoi software.
Secondo le previsioni, i ricavi della società di Redmond dovrebbero risultare in crescita fino a circa 61 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre, terminato a dicembre, con un aumento di circa il 16% rispetto all’anno precedente.

Apple, dal canto suo, è stata non solo regina incontrastata per capitalizzazione per 500 sedute consecutive, ma nel 2023 è anche diventata la prima società al mondo a superare i 3 mila miliardi di dollari di capitalizzazione, registrando però poi mesi di risultati deludenti e vendite deboli. Ora, investitori e analisti sono preoccupati che la domanda, nel 2024, possa non tornare a crescere in modo deciso e convincente per il mercato. Wall Street prevede 118 miliardi di dollari in vendite nel trimestre terminato a dicembre, pari a un rialzo inferiore all’1% rispetto a un anno prima.
Il marchio di fabbrica di Apple, l’iPhone, sta arrancando soprattutto in Cina. I ricavi della Mela restano infatti dipendenti dagli smartphone, responsabili di oltre il 50% del fatturato. Le vendite del gioiello di Apple però non crescono più ai ritmi di un tempo. Il colosso dell’iPhone paga le cattive relazioni Usa-Cina, che l’hanno costretto a diversificare la produzione in India. Pechino ha dichiarato guerra alla big tech da quando ha vietato ai funzionari pubblici di utilizzare i suoi telefoni per ragioni di sicurezza nazionale. In Cina poi ci sono i fardelli della crisi immobiliare e dell’elevata disoccupazione giovanile: due macigni sulla crescita che hanno frenato anche la domanda di iPhone. Un guaio, perché quasi il 20% dei ricavi di Apple arriva dal Dragone.

La Mela vuole compensare il calo delle vendite degli smartphone grazie al business dei servizi: la divisione frutta 85 miliardi l’anno e nell’ultimo trimestre è balzata del 20%. Un ottima performance, messa però a rischio dalla causa antitrust negli USA contro Alphabet. In caso di sconfitta, Mountain View potrebbe far saltare il redditizio accordo con Apple, che nel 2021 ha ricevuto 26 miliardi (un terzo circa del fatturato dei servizi) per impostare Google come motore di ricerca predefinito nei suoi dispositivi.

Poi c’è la grana con l’Europa, che ha chiesto al gigante di Cupertino di non imporre il suo App Store e di lasciare spazio ai negozi terzi. Un altro guaio non da poco che potrebbe limare i 6-7 miliardi che Apple ricava ogni trimestre dalle commissioni dell’App Store. Anche i 9,3 miliardi trimestrali garantiti dalla divisione che contiene Apple Watch rischiano di ridursi a causa dei problemi negli USA con gli ultimi due modelli, la Serie 9 e l’Ultra 2: in questo caso la Mela è accusata di aver sottratto la tecnologia che misura l’ossigeno nel sangue brevettata da Masimo. Il divieto di vendita per adesso è sospeso in attesa di una pronuncia definitiva delle autorità, una spada di Damocle sulla divisione che rappresenta la terza fonte di ricavi della big tech.

Per dimenticare le difficoltà di iPhone e Apple Watch, la Mela ha deciso di puntare sul nuovo Vision Pro, acquistabile negli Stati Uniti dal 2 febbraio. Il visore per la realtà virtuale però non è alla portata di tutti (costa circa 4 mila dollari) e all’inizio la produzione sarà limitata, quindi non è detto che nel breve termine abbia un impatto significativo sul bilancio.

Per gli analisti la sfida tra i due giganti sarà decisa proprio dall’intelligenza artificiale, la tecnologia che incoronerà la nuova regina di Wall Street. L’azienda di Redmond è avanti con ChatGPT, ma la rivale di Cupertino può ancora stupire e sull’iPhone non è detta l’ultima parola. Anzi, secondo gli esperti, il CEO di Apple Tim Cook potrebbe svelare prima dell’estate una nuova AI generativa da integrare a Siri, l’assistente vocale presente su tutti i dispositivi Apple.

I “magnifici sette” di Wall Street

Ma, ricorda Raheel Siddiqui, Senior Investment Strategist di Neuberger Berman, tra “i magnifici sette” che si contendono il trono mondiale a Wall Street non ci sono solo Apple e Microsoft, ma anche Alphabet, Amazon, Meta, Nvidia e Tesla. Invidiati dal resto dell’S&P 500, i “magnifici sette” lo scorso anno hanno registrato una corsa straordinaria. Nei sette anni precedenti alla pandemia, il loro fatturato complessivo è cresciuto del 15% annuo composto, contro il 2% del resto dell’indice. Dal 2020, queste società hanno aumentato le vendite del 16% all’anno.

Anche in un contesto di crescita difficile, lo scorso anno questi pesi massimi hanno ottenuto risultati impressionanti: il loro utile netto è cresciuto del 34% rispetto all’1% degli altri 493 titoli dell’S&P 500, mentre il loro multiplo P/E complessivo è aumentato del 30% rispetto al 9% di tutti gli altri. Come gruppo, i “magnifici sette” hanno generato un ritorno annuale del 75% rispetto al 25% dell’S&P 500; senza il loro contributo, l’indice più ampio sarebbe cresciuto solo del 12%.

L’influenza delle Big Tech sulla performance del settore è stata evidente. Senza questi sette nomi, il settore tecnologico avrebbe guadagnato solo il 15% anziché il 50%, il settore Communication Services il 7% contro il 50% e il settore Consumer Discretionary il 6% contro il 33%.