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“Merkel dia soldi a Italia e Grecia. Trump? Ignorate i suoi tweet”

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“La crisi dei migranti non consente di mantenere il sistema di Schengen, se non hai confini esterni sicuri (…) Se fossi la Merkel, spenderei molti soldi tedeschi per pagare le navi della Guardia costiera italiana e greca, e farei tutto il possibile per aiutare Roma e Atene a gestire le ondate in arrivo dal Mediterraneo. L’Europa non l’ ha fatto. Merkel sta pagando Erdogan affinché tenga i migranti i migranti in Turchia, ma questo non risolve il problema dell’Italia. Serve più responsabilità di Germania e Ue per risolvere questi problemi, perché sono le cose che fanno arrabbiare la gente e favoriscono i populisti”. Così il politologo Francis Fukuyama,  che mercoledì ha pranzato nella sua Università di Stanford con l’ex premier Matteo Renzi, in un’intervista alla Stampa.

Fukuyama si è poi soffermato sul rapporto tra crescita e innovazione, tema affrontato da Renzi nel suo intervento all’Università americana.

“Molte cose potrebbero essere fatte, ma richiedono un consenso politico difficile da generare. In Europa non c’è crescita perché le imprese sono ostacolate, è difficile aprirle, le leggi sul lavoro sono inflessibili, la gente è troppo tesa a proteggere ciò che ha invece di rischiare, che poi è lo spirito della Silicon Valley. Per arrivarci bisogna cambiare il sistema e la mentalità, ma queste cose non si ottengono in breve tempo e per decreto”. 

Per quanto riguarda la nuova politica estera americana, il politologo suggerisce di:

“Ignorare i tweet di Donald Trump, e dare ascolto solo alle voci più responsabili dell’amministrazione, tenendosi però pronti a potenziali cambiamenti dannosi nella linea politica”. E aggiunge: “Le dichiarazioni formali di Trump sono abbastanza normali, quelle anormali arrivano via Twitter. Ma un tweet fatto dal presidente alle 3 del mattino è la politica ufficiale degli Usa, o è la reazione a una cosa vista il tv il giorno prima? È la follia di questa presidenza. Se fossi un leader europeo crederei alla squadra professionale della politica estera. In altre parole, lasciate che Trump twitti quello che vuole, finché la sostanza della linea politica non cambia in modo dannoso”.