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Mercati dopo il coronavirus: rischi e prospettive secondo Natixis

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“L’inflazione è un rischio in quanto gli investitori non sono posizionati in questa direzione e il timore sarebbe un inasprimento da parte delle Banche centrali prima del previsto”.

Parola di Esty Dwek, Head of Global Market Strategy, Natixis IM Solutions, che spiega in dieci punti come l’epidemia abbia cambiato le regole dei mercati finanziari

1. Nei prossimi anni che probabilità abbiamo di assistere a un’inversione di tendenza da un modello globalizzato ad uno con un più evidente focus nazionalistico?

Negli ultimi anni abbiamo già assistito a un indebolimento dei modelli di globalizzazione con la trade war commerciale e Brexit, ma in conseguenza della crisi legata al Covid-19 potremmo assistere ad un ancora maggiore ritorno in patria di industrie strategiche, come quelle dei settori legati alla sanità e alla tecnologia.

Questo comunque potrebbe essere più facile a dirsi che a farsi ed è probabile che sia una tendenza che si manifesterà nel lungo periodo.

2. È il momento di guardare (o aumentare l’esposizione) verso il debito dei Paesi periferici dell’Europa?

È una decisione legata all’orizzonte di investimento. Crediamo che sia la BCE sia la Commissione europea garantiranno l’integrazione dei Paesi europei e lavoreranno per mantenere bassi i costi di indebitamento.

Dato che la BCE sta acquistando gran parte del debito, ciò che conta è il costo del servizio del debito, piuttosto che l’ammontare del debito. In quanto tale, e con l’appoggio della Banca centrale, il debito dei periferici è interessante, ma potrebbe rappresentare un’opportunità volatile.

3. Cosa ne pensa della risposta di Merkel e Macron sul Recovery fund? Quali altre caratteristiche dovrebbe avere?

Pur essendo ancora una proposta, e con qualche freno imposto da Austria e Olanda, si tratta di un passo significativo nella direzione di un maggiore coordinamento e un’integrazione fiscale nel Vecchio continente, e ha possibilità concrete di andare avanti, visto il sostegno tedesco.

Riteniamo che un mix di sovvenzioni e prestiti sia più probabile nella versione finale, ma già al momento rappresenta un significativo passo in avanti per l’Europa, accolto con deciso favore dai mercati.

4. La risposta della BCE alla pandemia è sufficiente? Ritiene necessario che la Banca centrale migliori il proprio programma PEPP o le misure di liquidità? E di quanto?

La BCE ha fatto molto di più rispetto alle crisi precedenti e ha contribuito concretamente ad alleviare i timori del mercato. È probabile che nei prossimi mesi aumenterà ulteriormente il PEPP e continuerà ad agire per garantire liquidità e bassi costi di finanziamento.

5. Sarà possibile una ripresa economica complete in assenza di un vaccino o di un trattamento efficace contro il Covid?

È più una questione di “quando” che di “se”. Un vaccino accelererebbe il ritorno alla normalità, poiché le misure di distanziamento diventerebbero meno (o non più) necessarie.

Tuttavia, con il tempo, si potrebbe sviluppare un’immunità di gregge, ma sarebbe un processo molto più lento. In ogni caso, dato il punto di partenza e visti i danni della crisi, sarà necessario molto tempo per tornare ai livelli di produzione precedenti.

6. La crisi influenzerà il calendario Brexit? Il Regno Unito sarà in grado di seguirne le tappe? L’economia britannica è in una posizione più debole?

Per il momento il Regno Unito ha insistito nel non voler chiedere una proroga del periodo di transizione, per cui il calendario di Brexit rimane invariato. Naturalmente, a seconda della situazione, il Regno Unito potrebbe richiedere uno slittamento in un secondo momento, anche se la scadenza ufficiale rimane luglio.

Dato che il Regno Unito non è alla ricerca di un accordo commerciale completo, potrebbe essere in grado di gestire alcuni accordi settoriali chiave e di continuare le discussioni dopo il periodo di transizione.

L’economia britannica è più debole, ma lo è anche quella comunitaria: entrambe le parti hanno incentivi per limitare i danni economici, ma non sempre la logica prevale.

7. Quali conseguenze potrebbe avere un’escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina?

Le rinnovate tensioni commerciali tra Usa e Cina potrebbero impattare negativamente sui mercati nei prossimi mesi, poiché i rischi di maggiori ritorsioni economiche potrebbero frenare una ripresa già fragile e lenta.

Per ora, la nostra opinione è che vedremo più fumo che arrosto, ma questo non significa che i mercati non reagiranno al flusso di notizie. Quindi è probabile una maggiore volatilità, soprattutto perché l’intransigenza nei confronti di Pechino sarà chiaramente un aspetto importante della campagna di rielezione di Trump.

8. In che modo il passaggio allo smart working impatterà su società e mercati?

Il settore della tecnologia è uno tra gli ovvi vincitori perché probabilmente continueremo a lavorare di più da casa in futuro senza tornare alle abitudini precedenti.

Di conseguenza, l’occupazione degli uffici sarà probabilmente inferiore, ove possibile, facendo intuire che il settore immobiliare commerciale potrebbe registrare una flessione della domanda, poiché le società avranno bisogno di meno spazio. E anche lo shopping online continuerà a crescere, quindi il commercio al dettaglio tradizionale continuerà a soffrire

9. Come dovrebbero iniziare gli investitori e i gestori a proteggere i portafogli dall’inflazione? Come lo farebbero? In che modo l’inflazione avrebbe un impatto sui portafogli e sui mercati globali?

Non crediamo che le misure di stimolo fiscale e monetario genereranno inflazione. Non lo è stato in passato, e non ci aspettiamo che succeda questa volta, dato che il denaro si sta muovendo lentamente, anche se con un’offerta in crescita.

Tuttavia, come risultato delle misure sanitarie, la produttività è diminuita e i costi aumentati, quindi potremmo, col tempo, vedere un po’ di inflazione, ma non rappresenta una fonte di preoccupazione nel breve periodo.

L’inflazione è un rischio in quanto gli investitori non sono posizionati in questa direzione e il timore sarebbe un inasprimento da parte delle Banche centrali prima del previsto. Tuttavia, le Banche centrali hanno promesso di conservare un atteggiamento paziente e, poiché l’inflazione è stata inferiore al previsto per molti anni, ci aspettiamo che lascino correre un’inflazione al di sopra dell’obiettivo per un dato periodo di tempo, qualora si concretizzasse.

Per gli investitori che vogliono posizionarsi in vista di un incremento dell’inflazione, l’oro, i Tips e anche i titoli growth potrebbero essere interessanti.

10. In che modo una seconda ondata di contagi impatterebbe le società e quindi i mercati, (ad es. chiusure di attività, nuovi lockdown, ulteriori perdite di posti di lavoro)? E in che modo questo condizionerebbe il sentiment degli investitori e quale impatto avrebbe sia sulle azioni sia sul reddito fisso? Gli investitori obbligazionari dovrebbero aspettarsi default nei prossimi mesi?

L’impatto di tutto ciò sarebbe decisamente negativo. Le azioni crollerebbero, gli spread si allargherebbero e la domanda di debito sovrano aumenterebbe. È già previsto un deciso incremento dei default, se tutto ciò dovesse accadere ne provocherebbe un ulteriore aumento.