Editoriali

I mercati vogliono Draghi, la politica forse no

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Su Mario Draghi non ci sarebbe il plebiscito che tutti si sarebbero aspettati. Le voci che arrivano dai palazzi della politica di Roma parlano di lotte intestine all’interno di entrambi i gruppi parlamentari.

Beppe Grillo ed i suoi avrebbero già deciso di non votare per l’esecutivo guidato da Draghi anche se alcuni dei Cinque Stelle potrebbero sganciarsi dal gruppo principale ed appoggiare comunque l’ex presidente della Bce.

Il PD ad ora sembra essere l’unico partito schierato a favore di Draghi. Problemi, infatti, starebbero emergendo anche nel centro destra dove Giorgia Meloni ha già espresso chiaramente il suo diniego, a cui sembra sommarsi quello di Matteo Salvini, sempre meno possibilista.
Silvio Berlusconi sta provando a tenere le fila di un Centro destra non troppo coeso. Sta di fatto che però se l’ex premier sembra essere perfettamente in linea con la scelta del presidente Mattarella, ora, pur di tenere unito il centro destra, potrebbe lasciare i suoi liberi di decidere autonomamente.
Insomma, nonostante i mercati abbiano festeggiato con rialzi di borsa e cali dello spread l’ l’incarico affidato a Mario Draghi, la politica italiana, quella rappresentata in parlamento, non sembra altrettanto entusiasta.

Lo scenario a questo punto è duplice: se non si dove trovare una maggioranza allargata il presidente della Repubblica sarebbe costretto a sciogliere le camere e ad indire nuove elezioni, altra opzione, sempre attorno alla figura di Mario Draghi, la costruzione di un’intesa a tempo per permettere proprio all’economista di occuparsi di temi di cui i partiti politici preferiscono evitare di subire il peso: nuove tasse sui patrimoni, nuove imposizioni fiscali e, addirittura, un possibile prelievo forzoso dei conti correnti così come fece Giuliano Amato nel lontano 1992.

Ma se Amato allora recuperò il 6 × 1000 dei saldi in conto corrente questa volta i fautori del prelievo forzoso parlano di somme di tutt’altra natura, quelle necessarie a riportare il rapporto debito Pil almeno sotto il 130%.

E se Draghi alla fine sorprendesse tutti e fosse proprio lui a negarsi dopo il mandato esplorativo? Oppure una volta accettato anche un incarico a termine, magari dove il termine fissato potrebbe essere settembre, riuscisse a fare operazioni finanziarie importanti senza vessare il risparmio e magari creando cultura finanziaria nel paese?

Dal risparmio la linfa per la ripresa

Con un pizzico di attenzione e di tempo a disposizione i 4. 360 miliardi di euro di attività finanziarie degli italiani potrebbero generare quella quantità di denaro utile a rimettere in sesto le casse dello Stato.

Come? Esattamente nella direzione opposta rispetto a quella ipotizzata dai fautori delle patrimoniali: detassando il risparmio, spingendolo verso l’economia reale e gli investimenti, facendolo rendere molto più di quanto non abbia fatto negli ultimi tempi (vedi tabella allegata), e chiedendo agli italiani di rinunciare non al capitale ma magari ad una parte consistente della quota interessi che oggi non prenderebbero affatto.

 

 

 

Osservando la tabella si vede come il risparmio degli italiani negli ultimi due anni abbia reso meno dell’1% all’anno.
Ma se invece guardiamo ai numeri prodotti dei portafogli seguiti da consulenti finanziari e private banker i numeri ci dicono cose diverse: se immaginassimo il risparmio degli italiani affidato al mondo della consulenza come se fosse un unico grande risparmiatore questo avrebbe guadagnato il 5% l’anno negli ultimi due.

Applicando la stessa aliquota di interessi alle attività finanziarie degli italiani, o riducendola anche dal cinque al tre per cento, ecco che i risparmi del nostro paese crescerebbero di 120 miliardi l’anno.
Vogliamo chiedere un sacrificio agli italiani? Chiediamo di cedere al paese quella parte di interessi che oggi non producono. Se il paese avesse a disposizione quei 120 miliardi l’anno altro che Recovery fund, l’Italia avrebbe a disposizione risorse straordinarie, ma che qualcuno dovrebbe saper gestire, indirizzare, far fruttare.

La politica pensa al voto anticipato, ma per fare cosa?

Finora sono mancate persino le idee per rilanciare l’economia italiana e ci si è concentrati esclusivamente sull’assistenzialismo che serve soprattutto in situazioni di emergenza come questa, e serve in maniera rapida e veloce. Nulla è stato fatto in termini prospettici.

Ci riuscirà Draghi? Arrivati a questo punto potrebbe anche essere un altro il nome da tenere in considerazione. Ma come scritto prima, se dovesse fallire l’ipotesi Draghi l’unico scenario preventivabile è legato alle lezioni anticipate che vedrebbero partecipare due schieramenti contrapposti, PD, M5S e Conte da una parte, mentre dall’altra ci sarebbero Meloni, Salvini e Berlusconi. Con Matteo Renzi a fare da ago della bilancia.

La domanda che ci facciamo è:  sono sicuri Salvini e Meloni di riuscire a vincere le elezioni? L’effetto pandemia e l’effetto simpatia che Giuseppe Conte ha generato in questi ultimi mesi potrebbe lasciare a quelli del gruppo di centro sinistra più opportunità che al gruppo di centro destra. Insomma gli esiti elettorali non sarebbero così scontati

Staremo a vedere, ma mentre tutti discutono il paese precipita. Ma questo sembra interessare solo a chi è fuori dai giochi di palazzo. E permettetemi di dire, a prescindere dal centro dalla sinistra o dalla destra, tutto questo appare davvero stucchevole, arrogante e al limite dell’incoscienza e dell’indecenza.