Società

Lo Stato rischia buco da 1,5 miliardi di euro: ecco perchè

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MILANO (WSI) – Il Jobs Act di Renzi, il decreto di riordino del mercato del lavoro, con l’obiettivo di semplificare la vita delle aziende e dei lavoratori, ha introdotto una nuova procedura telematica per inoltrare le dimissioni. Una novità che però rischia di essere un flop che potrà costare anche molto caro allo Stato, creando un buco da 1 miliardo e mezzo di euro.

Ma facciamo un passo indietro. Dal 12 marzo scorso i lavoratori che decidono di lasciare il posto di lavoro volontariamente o accordandosi con l’azienda, possono comunicare le dimissioni online, facendosi assistere dal Caf o dal consulente del lavoro di fiducia.

Per effettuare le dimissioni online occorre dotarsi di un codice pin che rilascia l’Inps e poi collegarsi sul sito dedicato (www.cliclavoro.gov.it) che, soprattutto all’inizio, ha funzionato a tratti, creando non pochi problemi. Come denuncia la Cisl, “la pagina web si bloccava senza preavviso e in qualche caso, il cervellone elettronico non riconosceva gli utenti già registrati”. Una denuncia che viene fatta anche dalla CGIl, pronta a diffidare il ministero del lavoro che tenta di correre ai ripari, con incontri, chiarimenti e documenti che di fatto ad oggi non sono serviti un granchè.

In più c’è da considerare il fattore spreco che si aggira dietro l’angolo che può far perdere alle casse dell’Erario quasi un miliardo mezzo di euro. Perché? La risposta è semplice: le dimissioni online devono essere certificate con una sorta di “timbro digitale”. Se tale timbro manca, il datore di lavoro è costretto a licenziare per giusta causa, e dunque deve pagare il ticket introdotto dalla riforma Fornero, che può arrivare anche a 1.500 euro se il dipendente ha oltre tre anni di anzianità.

D’altro canto, senza la certificazione necessaria, lo Stato dovrà corrispondere al lavoratore dimissionario l’indennità di disoccupazione, prevista per chi è stato licenziato e non per coloro che scelgono volontariamente di lasciare il posto di lavoro.

Il risultato è che, se il sistema telematico delle dimissioni online non funziona, chi va via dal lavoro non sarà qualificato come dimissionario e potrà ricevere un’indennità, la cosiddetta Naspi, per circa 2 anni e per valore in media di 21 mila euro.

Secondo i calcoli effettuati da La Stampa, “contando che ogni anno 70 mila italiani lasciano il posto improvvisamente – dunque difficilmente affronteranno la procedura digitale – la stangata (su due anni) può sfiorare 1,5 miliardi”.