Società

Le auto del cinema

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“Non bevi, non fumi, non sai nemmeno guidare la macchina…ma ti godi la vita tu?”. Questa è un’ode all’automobile nel cinema, che comincia con le parole di Vittorio Gassman ne “Il sorpasso”. Era il 1962 e Dino Risi scelse una Lancia Aurelia B24 Convertibile del 1954 dal clacson bitonale, ma col bianco e nero nessuno notò che le auto usate per le riprese erano due e di colori differenti.

Impossibile poi non citare in questa carrellata l’”osso di seppia” del laureato, cioè l’Alfa Romeo Duetto rossa del 1966 con cui Dustin Hoffmann incontrava la signora Robinson accompagnato da Simon & Garfunkel.

E che dire della Ford Thunderbird azzurra del 1966, fida compagna nella fuga di Thelma e Louise: un autentico road movie firmato Ridley Scott, che finisce con l’auto sospesa in volo. Sappiate che questa “signora” è vicina a noi: il suo attuale proprietario è un milanese, che se l’è aggiudicata all’asta.

L’automobile costruisce il personaggio, traccia il profilo del protagonista di ogni pellicola.

I Blues Brothers sono in missione per conto di Dio e come potrebbero senza la scassata Bluesmobile? La Dodge Monaco bianca e nera del 1974 targata Illinois è sempre l’aggancio per mostrare la sconclusionatezza dei fratelli Blues. “Cos’è, la nebbia?” “No, è il motore. È partito un pistone.” “Poi torna?”

Nel 2008 Clint Eastwood ha interpretato un anziano operaio che adora la macchina, tanto da lasciarla così al suo erede: “A meno che tu non scoperchi il tetto come uno stronzo messicano, non aggiunga quelle ridicole fiamme sulla fiancata come ogni coatto bianco, e non monti quegli spoiler da checca come sulle auto degli altri musi gialli. Fa veramente schifo”. Si trattava della Gran Torino, la coupé chiamata così dalla Ford in onore della città.

Per James Bond l’Aston Martin DB5 del 1964 è la rappresentazione della sua abilità e del fascino. Grande lavoro di fantasia nell’inventare gli accessori: paraurti estensibili, mitragliatrice e targhe intercambiabili.

Un maestro nell’accoppiamento personaggio-quattroruote è Carlo Verdone: con un’Alfasud rossa, una 131 Panorama bianca e una 1100 D verde ha tracciato il profilo degli italiani medi e da anni si ride a battute come: “C’hanno fregato le borchie? Eh, lo fanno, lo fanno… lo fanno!”