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La Germania verso la recessione, il cerchio si chiude

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ROMA (WSI) – E così, incredibilmente, oggi viene annunciato che il PIL tedesco del quarto trimestre del 2012 cala dello 0,6% e su base annua si attesta praticamente vicino allo zero, quindi piena stagnazione. E vogliamo ricordare che il PIL cresceva invece del 3% e del 4,2% rispettivamente nel 2011 e nel 2010.

Ma come mai la Germania sta andando verso la recessione? Non si diceva che l’Euro forte faceva gli interessi tedeschi, che l’Unione Europea era il Quarto Reich fatto alle spese delle deboli economie mediterranee? E invece il PIL cala perché diminuiscono le esportazioni. E questa è una cosa ovvia dato che i paesi in recessione come l’ Italia, la Spagna, la Grecia e il Portogallo, ma anche la Francia stessa erano e sono tutt’ora grandi importatori di prodotti tedeschi. Quindi era assurdo pensare che tutta l’Europa andava in recessione e la Germania prosperava, come sostengono i teorici del ritorno alla Lira e gli anti tedeschi di varia tipologia. Bastava guardare per strada, bastava andare a chiedere a qualunque concessionario di auto tedesche nuove per capire, che la nostra recessione, sarebbe stata anche la loro recessione.

La Germania non è in una situazione diversa dalla nostra, è semplicemente solo agli inizi della sua crisi. Per vedere il nostro futuro basta vedere la Grecia, poi vengono Spagna e Italia, poi viene la Francia e poi viene la Germania. E’ solo una questione temporale. Fra un anno o prima, noi saremo come la Grecia, la Francia ci sarà fra un anno o un anno e mezzo, la Germania ci sarà fra due anni. Come ho dimostrato altre volte, questo è un cerchio che si sta chiudendo, con lo scopo di creare gli Stati Uniti d’Europa. Ma, come scritto qui, questa crisi era necessaria per esautorare gli stati dalla loro sovranità nazionale. Pensateci un attimo, se fossimo stati in crescita economica, nessun presidente di uno stato europeo, avrebbe ceduto parte dei propri poteri all’Europa non ce ne sarebbe stato motivo. Invece con questa crisi, creata a tavolino, si costringeranno tutti gli stati ad aderire con le buone o con le cattive ai patti sempre più stringenti che verranno messi in atto per creare l’Europa Stato. E anche la Germania dovrà essere costretta, perché nella nuova Europa, non ci potrà essere spazio agli interessi nazionali.

Sbaglia, quindi chi parla di Quarto Reich, perché adesso può sembrare così, ma come dimostrano i fatti, anche la Germania dovrà pagare il suo prezzo e cedere la sua sovranità. Se questa ipotesi vi sembra improbabile vi dico solo che il debito pubblico tedesco è del 85% del PIL (secondi alcuni, seguendo altri dati e parametri sfiorerebbe il 100% e non parlo di debito implicito) e che finora i tassi d’interesse sui bund sono stati bassissimi ma non è detto che sarà così anche nel 2013, soprattutto se l’economia germanica inizierà a perdere colpi; e questo si tradurrà in maggiori interessi da pagare e quindi un bilancio sempre più problematico.

Inoltre c’è il Fiscal Compact. Come vale per l’Italia, anche la Germania dovrà ridurre il suo debito di un 1/20 all’anno per tornare al 60% del PIL e se lo stesso PIL non cresce ma anzi si avvia verso la recessione, questo si tradurrà in una manovra di austerità che dovrà pagare il popolo come sempre e che conseguentemente porterà sempre più in recessione e via dicendo, in questa spirale depressiva. Inoltre, aggiungiamo anche i buchi di bilancio di alcune banche tedesche, nascosti in ogni modo dal governo tedesco ma che prima o poi usciranno fuori con tutte le conseguenze del caso.

Aggiungiamo anche il fatto che anche come sostenibilità nel medio-lungo periodo, la situazione tedesca è addirittura peggiore di quella italiana, come viene scritto in questo articolo.

In conclusione, questo articolo non vuole essere un articolo tecnico sulla situazione tedesca, ma semplicemente dimostrare che nella crisi europea, il vincitore non è la Germania. Il cerchio si sta chiudendo, distruggere gli stati nazionali per creare l’Europa Stato è il fine ultimo dei poteri che hanno spinto e creato questa grande depressione.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Hescaton – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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