Economia

La crisi dell’Eurozona non è finita. Ecco perché

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NEW YORK (WSI) – La crisi della area della moneta unica è tutt’altro che archiviata. Lo scrivono in una nota gli analisti di Bridgewater, grossa banca di investimenti americana, che cita cinque motivi per i quali, nei prossimi mesi, l’Eurozona continuerà a soffrire:

1 – Gli stress test sulle istituzioni finanziarie potrebbero aumentare le preoccupazioni su alcune banche.

2 – I piani per gestire gli istituti finanziari in difficoltà potrebbero riproporre uno scenario come quello visto per Cipro.

3 – I problemi del debito del Portogallo potrebbero replicarsi in altri paesi.

4- L’incessante aumento del debito francese potrebbe causare seri problemi in tutta la zona euro.

5 – L’attenzione internazionale nei confronti di tutti questi problemi rischia di aggravare ulteriormente la situazione.
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In sintesi il quadro oggettivo dell’economia italiana allo stato attuale:

– Debito pubblico: record a 2.074 miliardi, veleggiamo verso il 130% del Pil;

– Debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche: 400% del Pil, circa 6mila miliardi;

– Pil: atteso un altro -2% quest’anno. Si aggiunge al -2,4 del 2012;

– Rapporto deficit/Pil: 2,9% nel 2013. Peggioramento ciclo economico Imu, Iva, Tares, Cassa integrazione in deroga lo portano ben oltre la soglia del 3%;

– Prestiti delle banche alle imprese: -5% su base annua nei mesi da marzo a maggio. In fumo 60 miliardi di prestiti solo nel 2012;

– Sofferenze bancarie: a maggio sono salite del 22,4% annuo a 135,5 miliardi;

– Base produttiva: eroso circa il 20% dall’inizio della crisi;

– Ricchezza: bruciati circa 12 punti di Pil dall’inizio della crisi. 200 miliardi circa;

– Entrate tributarie: a maggio -0,7 miliardi rispetto allo stesso mese di un anno fa (a 30,1 miliardi, -2,2%). Nei primi 5 mesi del 2013 il calo è dello 0,4% rispetto ai primi 5 mesi del 2012;

– Gettito Iva: -6,8% nei primi 5 mesi del 2013, un vero disastro;

– Potere d’acquisto delle famiglie: -94 miliardi dall’inizio della crisi, circa 4mila euro in meno per nucleo;

– Disoccupazione: sfondata quota 12,2%, dato peggiore dal 1977;

– Disoccupazione giovanile: oltre il 38%;

– Neet: 2,2 milioni nella fascia fino agli under 30, ragazzi che non studiano, non lavorano, non imparano un mestiere, totalmente inattivi;

– Precariato: contratti atipici per il 53% dei giovani (dato Ocse);

– Ammortizzatori: 80 miliardi erogati dall’Inps dall’inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione

– Crollo produzione industriale: -17,8% negli ultimi dieci anni