Economia

Juncker: attacchi Renzi? “Me ne frego”. Dubbi spese sisma e migranti

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Le parole di Matteo Renzi contro l’Unione europea hanno stancato Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Ue. Tanto da indurlo a dire, in merito alle critiche sull’austerità che il premier italiano continua a sfoderare ogni giorno – in vista anche dell’appuntamento del referendum costituzionale: “me ne frego in realtà”. Secondo Juncker, le accuse del governo italiano sono infatti a “torto”. Questa la frase che ha siglato il nuovo gelo tra i due:

“L’Italia non smette di attaccare la Commissione a torto e questo non produrrà i risultati previsti”. Roma “non può più dire, e se lo si vuole dire lo si può fare ma in realtà me ne frego, che le politiche di austerità sarebbero state continuate da questa Commissione, come erano state messe in atto in precedenza”.

Juncker va ancora più in là accusando più o meno velatamente l’Italia anche di gonfiare le spese sui migranti e il terremoto:

“Sono del parere che la saggezza voglia che teniamo in conto i costi del terremoto e dei rifugiati, come è vero anche per la Grecia, in Italia. Ma i costi aggiuntivi delle politiche dedicate alle migrazioni e al terremoto in Italia sono lo 0,1% del Pil, mentre l’Italia ci aveva promesso di arrivare ad un deficit dell’1,7% nel 2017 ed ora ci propone un deficit del 2,4% in ragione del terremoto e dei rifugiati, quando i costi sono dello 0,1%”.

In realtà Juncker ha fatto anche una gaffe, in quanto i numeri non sono proprio esatti, e successivamente un portavoce dell’Ue è stato costretto a correggerli, rispettivamente nelle cifre dell’1,8% e del 2,3%. Il portavoce della Commissione ha sottolineato anche che la frase di cui sopra era “una parte del discorso improvvisata”, non preparata in precedenza.

Lo schiaffo a Renzi è tuttavia doppio dal momento che anche dal Documento programmatico e dalla legge di Bilancio risulta che le spese effettive per le due “emergenze” rivendicate da Renzi, ovvero terremoto e dei migranti sono molto inferiori rispetto alle cifre rivendicate.

Così il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro.

“Allo stato delle informazioni attuali, non è possibile prevedere quale sarà l’esito delle decisioni della Commissione europea. Vi sono alcune difficoltà nel collocare un piano straordinario di prevenzione antisismico in un quadro di eccezionalità ai fini delle regole europee. Lo spazio richiesto (0,2 punti percentuali di pil) non comprende solo nuove risorse, ma anche l’impatto sui conti di misure adottate negli scorsi esercizi (già presenti nel bilancio a legislazione vigente) legate a più generali finalità di ristrutturazione del patrimonio immobiliare e all’efficienza energetica. Inoltre, la richiesta di esclusione per il solo 2017 non sembrerebbe coerente con la dimensione necessariamente pluriennale di un eventuale piano di prevenzione sismica”.

Idem sui migranti:

“Già l’anno scorso la Commissione ha riconosciuto che si tratta di un evento eccezionale. Sull’evento non ci sono dubbi, i dubbi sono sulla spesa”. Ma “nel documento italiano si chiede di riconoscere non l’incremento di spesa rispetto al periodo precedente ma rispetto al periodo 2011-2013. Questo fa una enorme differenza. Se prendiamo la differenza tra il 2016 e il 2017 è molto più modesta”.

Tra l’altro, è anche importante segnalare che per la ricostruzione post terremoto sono a disposizione fino a 354 milioni a valere sul Fondo di solidarietà Ue, ma Palazzo Chigi non ne ha ancora fatto richiesta.

Così intanto il ministro dello Sviluppo Econonmico Carlo Calenda definisce quel “me ne frego” proferito da Juncker, intervistato dall’emittente radiofonica Rtl 102,5:

“Ieri ho chiamato Bruxelles e il gabinetto Juncker e loro la riferiscono all’accusa di essere a favore dell’austerità, quindi non verso l’Italia. Ma detto questo è una battuta infelice, anzi infelicissima“. Detto questo, “ci stiamo confrontando sul deficit per il prossimo anno, e ricordo che l’Italia è comunque ‘in bonis’, cioè all’interno delle regole, ma stiamo discutendo sulle clausole cosiddette eccezionali. Dall’altro lato abbiamo una Commissione che in questo momento ha spazi di manovra abbastanza limitati. Quello che colpisce di più, rispetto al ‘me ne frego’ è il fatto che Juncker abbia citato una serie di numeri sul deficit italiano completamente sbagliati e che poi il portavoce della stessa Commissione ha detto, ‘beh ma ha improvvisato’, il che francamente lascia qualche preoccupazione”.