Economia

Italia, Renzi troppo ottimista su gettito fisco? Ue alza stime deficit e debito

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ROMA (WSI) – Notizie dai toni chiaro scuri per l’Italia. Una cosa è certa: le stime che il governo Renzi ha sull’economia italiana sono più ottimistiche di quelle elaborate dalla Commissione europea, e non solo in termini di crescita, ma anche di gettito fiscale. Lo ha ammesso lo stesso Pierre Moscovici, commissario Ue agli Affari economici, nel commentare l’outlook sul deficit di bilancio dell’Italia.

Le stime sul rapporto deficit-Pil sono “effettivamente leggermente superiori” a quelle del governo, “prevalentemente a causa di una stima meno ottimistica (rispetto a quella italiana) sul gettito fiscale”, ammette Moscovici, precisando che il parere della stessa Commissione Ue sul piano di bilancio dell’Italia, dunque sulla Legge di Stabilità varata dal governo, arriverà “tra una quindicina di giorni”.

Il parere dovrà poi ricevere il nulla osta dell’Eurogruppo.

Giornata piena di novità per l’Italia e per l’Eurozona, visto che la Commissione Ue ha tagliato le previsioni sulla crescita del Pil dell’area euro a +1,8% nel 2016, in calo da +1,9% dell’outlook reso noto a maggio. Nel 2017, il prodotto interno lordo dovrebbe salire a un ritmo dell’1,9% E’ quanto risulta dalle stime autunnali rese note oggi. L’inflazione è vista in accelerazione a un tasso dell’1,6% nel 2017, dallo 0,1% di quest’anno. Tagliata la stima sull’inflazione del 2016 al +1%, dal +1,5% precedente.

Le previsioni economiche di oggi indicano che l’economia dell’Eurozona prosegue il cammino di ripresa moderata. Il sostenimento e il rafforzamento della ripresa richiedono che si tragga vantaggio dai bassi prezzi del petrolio, dal tasso di cambio più debole dell’euro e dalla politica monetaria accomodante della Bce.

LE STIME DELL’ISTAT SULL’ITALIA

L’Istat ritiene che il Pil italiano crescerà a un tasso annuo dello 0,9% nel 2015 in termini reali, per accelerare all’1,4% nel 2016 e nel 2017.  Per il 2015 la domanda interna contribuirà positivamente alla variazione del Pil per 0,7 punti percentuali mentre la domanda estera netta sottrarrà un decimo di punto percentuale alla crescita. In termini di unità di lavoro,  l’occupazione aumenterà +0,6% nel 2015, +0,9% e +0,7% rispettivamente nel 2016 e nel 2017.

La ripresa dell’occupazione è in parte legata agli effetti positivi della decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato realizzata nel 2015 ed estesa, seppure in misura inferiore, al 2016

Il tasso di disoccupazione dovrebbe così ridursi: 12,1% nel 2015, 11,5% nel 2016 e 11,3% nel 2017, sulla scia del calo nel numero delle persone  in cerca di occupazione, in assenza di rilevanti mutamenti di comportamento della fascia di inattivi vicini al mercato del lavoro.

Le retribuzioni per dipendente continueranno a mostrare una dinamica moderata, in linea con quella delle retribuzioni contrattuali (+0,9% nel 2015, +1% nel 2016 e nel 2017). Come risultato di questi andamenti la produttività del lavoro è attesa in aumento per l’intero periodo di previsione, mentre il costo del lavoro per unità di prodotto crescerà quest’anno per poi stabilizzarsi in quello successivo.

Il tasso di inflazione media per il 2015 sarà appena lo 0,1%. L’anno prossimo l’andamento dei prezzi risentirà di una graduale ripresa dei corsi petroliferi e di un cambio dell’euro in lieve deprezzamento. L’ Istat prevede che l’inflazione media salirà all’1% per aumentare ancora nel 2017 all’1,7%.

LE STIME DELLA COMMISSIONE EUROPEA SULL’ITALIA

Anche la Commissione europea ha rivisto al rialzo le stime di crescita dell’Italia: +0,9% del Pil quest’anno, +1,5 per cento nel 2016 e +1,4 per cento nel 2017. Nell’outlook precedente dello scorso 5 maggio, l’Ue aveva previsto una crescita nel 2015 allo 0,6 per cento e un più 1,4 per cento sul 2016.

Il tasso di disoccupazione in Italia scenderà “solo gradualmente” dal 12,7% del 2014 al 12,2% quest’anno, e poi all’11,8% nel 2016 e all’11,6% nel 2017. Si prevede una crescita stabile all’1,0% del tasso di occupazione per il triennio 2015-2017, dopo lo 0,2% del 2014.

L’esenzione per tre anni degli oneri sociali per i nuovi contratti permanenti, realizzata nel 2015 ha sostenuto l’aumento dell’occupazione visto nella prima metà dell’anno. Questo dovrebbe continuare per il resto del 2015. Il piano di bilancio per il 2016 (la Legge di Stabilità) proroga questo meccanismo ai nuovi contratti permanenti nel 2016, ma con una esenzione parziale del 40%. Mentre la ripresa si rafforza, le proiezioni vedono il tasso di occupazione in aumento continuo nel 2016 e 2017, ma più in termini di ore lavorate che di persone occupate.

MA UE ALZA ANCHE STIME SU DEBITO E DEFICIT

Ma l’Unione europea alza anche le stime sul deficit e debito dell’Italia. Per il 2015 previsto un deficit del 2,6 per cento del Pil, successivamente il deficit è atteso al 2,3 per cento nel 2016 e all’1,6 per cento nel 2017. Il debito-Pil atteso è stato ridotto al 133 per cento sul 2015 ma le stime sono state riviste al rialzo al 132,2 per cento sul 2016. Per il 2017 il debito è atteso al 130 per cento.

Nella precedente edizione delle sue previsioni, lo scorso 5 maggio, la commissione stimava un deficit-Pil al 2,6 per cento quest’anno e al 2 per cento nel 2016.

PARLA MARIO DRAGHI, NUMERO UNO DELLA BCE

Nell’area “euro è stata rivolta così tanta attenzione al nostro impegno per una moneta solida che, parafrasando Galbraith, si è pensato troppo poco ad altre cose”, ha detto Draghi, intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico dell’università cattolica di Milano.

Dobbiamo ora guardare avanti, muovendo dalla stabilità per avanzare verso la prosperità (…) Abbiamo bisogno di una nuovo patto che impedisca il riemergere delle sfide appena affrontate e che, soprattutto, rafforzi l’architettura costituzionale dell’area dell’euro (…) E’ una conclusione non nuova, già raggiunta nell’estate del 2012 quando il Consiglio europeo diede mandato ai presidenti del Consiglio stesso, della Commissione, dell’Eurogruppo, a me stesso e successivamente al presidente del Parlamento europeo, di disegnare un percorso credibile che completasse e rendesse ‘più perfetta’ la nostra unione monetaria. Da allora abbiamo formulato varie proposte, tutte nella stessa direzione. Spero che ciò che vi ho detto oggi vi convinca della urgenza di questa riflessione, della necessità che essa si tramuti senza ritardi ingiustificati in un processo istituzionale in grado di conseguire risultati concreti, secondo un’agenda per l’azione chiaramente definita. E questo un viaggio lungo e complesso che non potrà che fondarsi sulla forte determinazione degli stati nazionali.

Ribadito di nuovo l’impegno per intensificare il QE “qualora ci convincessimo” che l’attuale piano del quantitative easing non fosse sufficiente a garantire la stabilità dei prezzi.

Siamo di fronte a una situazione in cui la dinamica dei prezzi è molto debole, il quadro macroeconomico è ancora incerto. Per questi motivi il Consiglio si è impegnato a riesaminare il grado di accomodamento monetario nella prossima riunione di dicembre. (…)Il programma attuato finora è stato senza dubbio efficace. Dobbiamo tuttavia valutare se, con l’indebolirsi dell’economia mondiale, esso sia anche efficace nel contrastare le spinte avverse che potrebbero ostacolare un ritorno alla stabilità dei prezzi nel medio termine.  Qualora ci convincessimo del contrario esamineremo le modalità con cui intensificarlo per conseguire il nostro obiettivo”.