Economia

Iran, Renzi stringe patto con il diavolo

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ROMA (WSI) – Accompagnato da una delegazione di 120 imprenditori il premier italiano ha visto oggi Hassan Rohani, suo omologo iraniano, per parlare di attività commerciali e bancarie, diritti umani e terrorismo. E firmare altri sei accordi dopo i trenta stretti nella visita del leader dell’Iran a Roma, quella passata alla storia per la gaffe della copertura delle statue nude.

Matteo Renzi è il primo capo di un governo occidentale a visitare il paese dopo la cancellazione delle sanzioni economiche da parte della comunità internazionale. Non solo in tema di affari commerciali e petrolio, ma persino nella guerra in Iraq e in Siria le politiche dei due paesi iniziano a convergere.

Al termine dei colloqui bilaterali, Rohani ha ricordato che “durante le sanzioni le posizioni italiane sono state le più eque nei confronti dell’Iran. Anche se l’Italia non faceva parte del gruppo 5+1, con la presenza della signora Mogherini anche l’Italia ha avuto il suo ruolo e il suo contributo ai negoziati. Con la fine delle sanzioni e l’esecuzione dell’accordo nucleare il mio primo viaggio è stato in Italia. E oggi a meno di tre mesi da quella visita a Roma abbiamo qui il presidente del Consiglio Renzi in visita a Teheran. Sia la mia visita a Roma sia la visita del presidente Renzi sono un segnale molto chiaro della volontà dei due Paesi per lo sviluppo dei rapporti economici, scientifici e culturali”.

Rohani ha poi ricordato che a gennaio in Italia “sono stati firmati 30 accordi, oggi altri 6, e l’esecuzione di questi 36 accordi potrebbe aprire una nuova strada per i nostri rapporti e per l’arrivo della tecnologia in Iran. Sono dei buoni accordi di collaborazione nei settori dei trasporti, industria, turismo, tecnologia, ma oggi dobbiamo compiere passi efficaci per rendere esecutivi questi accordi”.

Dopo la fine delle sanzioni contro l’Iran, per Rohani è importante che oltre ai settori industriali e commerciali ripartano i rapporti anche nel mondo bancario. I due leader ne hanno ampliamente discusso durante il loro colloquio bilaterale.

“È importante investire sulle linee di credito, sulle banche, sugli aspetti finanziari: per questo ci sono Sace, Cdp, l’ad di Mediobanca. Condividiamo il giudizio di Rohani che c’è bisogno di fare di più da parte di tutte le istituzioni bancarie. Ora è importante che si sia operativi con l’aiuto al credito e alla finanza”, ha sottolineato ai giornalisti Renzi.

La Cassa depositi e prestiti ha partecipato alla missione e insieme a Sace e Simest ha detto di impegnarsi a sostegno dell’export italiano in Iran, “con un sistema integrato di strumenti di intervento” per un ammontare di risorse pari a circa 8,8 miliardi di euro.

Per l’AD di Eni Claudio Descalzi “questi sono momenti importanti di costruzione del futuro. L’Italia si è mossa velocemente a livello di imprese e di governo, ci sono stati ripetuti incontri a livello di ministri e di governi a Teheran ed in Italia, c’è stata velocità di azione su tutti i passi di costruzione, in Iran si sta uscendo dal periodo delle sanzioni e c’è bisogno di costruire. Io penso che per l’Italia ci siano grosse opportunità anche al di fuori dell’energia o accompagnando l’energia”.

“Lo scambio con l’Italia – sostiene Descalzi – è sempre stato importantissimo e c’è anche un ottimo rapporto tra i due popoli, ci sono tutte le premesse per lavorare nel futuro insieme anche perché siamo i primi a venire qua”. L’AD del colosso petrolifero vede “in Iran apertura e voglia di incontrare interlocutori industriali per sviluppare attività nel paese e quindi vedo una grande buona volontà”.

Il top manager e il primo ministro forse si dimenticano troppo in fretta che Teheran rimane una Repubblica islamica e che il potere è in mano al Capo supremo, l’ayottalah Khamenei, e a dettare legge sono le Guardie Rivoluzionarie a lui fedeli, istituite dopo la Rivoluzione islamica del 1979. Nel paese sono tuttora in auge strategia di tortura ed è ancora in vigore la pena di morte.

Eliminazione di Israele e pena di morte

Se da un lato Il Foglio ha lanciato un appello a Renzi perché non si dimentichi che l’Iran vuole cancellare dalla cartina “l’ultimo baluardo della democrazia in Medioriente”, ovvero Israele, Stato che è stato “ricreato” artificialmente dall’Occidente alla fine della Seconda Guerra Mondiale, dall’altro l’Unità, quotidiano del Partito Democratico, ha pubblicato una lettera aperta a Matteo Renzi per chiedere di denunciare le violazioni dei diritti umani.

Tra i firmatari della lettera figurano Roberto Saviano, la scrittrice Susanna Tamaro, Raffaele La Capria, Sandro Veronesi e tanti altri. L’appello parla di reticenza del governo sulla questione dei diritti umani “nel regime del Mullah che, per indicare una parte per il tutto, è da decenni in cima alla triste classifica dei primi ‘Paese-boia’ del mondo”. Tra i temi che il presidente del Consiglio dovrebbe denunciare secondo i firmatari, oltre alla denuncia per “l’allarmante uso della pena di morte”, la “persecuzione delle minoranze sessuali”, la “discriminazione legale nei confronti della donna” e “gli arresti di attivisti per i diritti umani e oppositori politici”, anche “l’invocazione alla distruzione dello Stato d’Israele e il negazionismo della Shoah”.

“Anche sui punti che non sempre ci vedono d’accordo, lavoriamo insieme”. Ad esempio “abbiamo aperto un tavolo sui diritti umani“, ha assicurato Renzi nelle sue dichiarazioni stampa successive al vertice bilaterale, con le quali il premier e leader del PD spera evidentemente di dare un contentino anche alle malelingue e ai critici della sua missione in Iran.