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Investitori istituzionali italiani sempre più attenti a tematiche Esg

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Mercer ha presentato oggi a Milano la XVI edizione della ricerca sugli investimenti degli investitori istituzionali europei

Portafogli più diversificati e più attenzione alle tematiche Esg. Il quadro degli investitori istituzionali italiani che emerge dalla sedicesima edizione della Mercer european asset allocation survey sorprende in positivo. L’Italia, per una volta, si mostra al pari o addirittura un passo più avanti degli altri Paesi europei.

Un asset allocation diversificata

Lo stereotipo dell’Italia che investe soprattutto vicino a casa, nei titoli di Stato domestici e disdegna di andare a cercare rendimento altrove viene smentito dalla ricerca condotta da Mercer. Anche se la maggiore quota del totale dei portafogli degli investitori istituzionali italiani (il 35%) è investita in obbligazioni, si tratta pur sempre di un livello inferiore a quello degli altri Paesi coinvolti nello studio. In particolare le obbligazioni ammontano al 47% del portafoglio complessivo in Germania, al 44% in Francia con punte del 63% in Portogallo.

Allo stesso tempo bisogna tenere presente che l’esposizione obbligazionaria non tradizionale conta per circa il 10%. È da rilevare come di questa categoria facciano parte le obbligazioni convertibili, high-Yield, il debito dei mercati emergenti, il private debt e le strategie obbligazionarie a ritorno assoluto, dall’importanza sempre crescente.

La restante parte del portafoglio degli investitori istituzionali italiani è investita in azioni domestiche ed estere (14% ciascuna), alternativi (19%), liquidità (5%) e real estate (13%). L’investimento immobiliare, eredità del passato del quale, a causa della poca liquidabilità degli investimenti è difficile liberarsi, è in media superiore, in Italia, rispetto agli altri Paesi europei.

Trend in ascesa anche per i mercati privati, che per gli investitori istituzionali italiani stanno diventando una realtà sempre più concreta nelle scelte d’investimento, anche alla luce della visione prospettica relativa ai mercati quotati, con particolare riferimento alla situazione dei tassi di interesse a livello globale. In Italia il forte interesse verso questa asset class è testimoniato dai dati del sondaggio, con ben l’85% dei rispondenti che sta valutando la possibilità di investire nella categoria. Fatto cento questo universo di potenziali interessati, i due terzi sceglierebbero sia private debt che private equity. Il premio di illiquidità, la diversificazione delle fonti di rendimento e la bassa correlazione con i mercati tradizionali hanno fatto crescere ancora l’appetibilità di questa asset class rispetto allo scorso anno.

Tematiche Esg sempre più importanti

Anche sulle tematiche Esg gli investitori istituzionali italiani mostrano un’attenzione superiore, anche se di poco, alla media europea. Il 46% (contro il 40%) ha integrato i fattori Esg (Environmental, social, corporate governance) all’interno del processo di investimento. Tra questi rischi il cambiamento climatico, i fenomeni metereologici estremi e le catastrofi naturali figurano ai primi posti nei pensieri dei partecipanti alla ricerca, sia per probabilità di accadimento che in termini di impatto.

Luca De Biasi, wealth business leader di Mercer Italia ha commentato:

“Un approccio proattivo alla considerazione delle problematiche ambientali può aprire opportunità di investimento nei settori dell’economia caratterizzati da basse emissioni di carbonio; ignorare questi temi può invece esporre gli investitori istituzionali a rischi di varia natura. In un mondo in cui le informazioni circolano ormai con grande rapidità, il rischio reputazionale tende ad assumere sempre maggiore importanza, come indicato dal 18% del campione. Data la crescente attenzione dal punto di vista regolamentare – menzionata dal 34% dei rispondenti – e la preoccupazione dell’opinione pubblica riguardo ai cambiamenti climatici, il tempo di agire è ora. Continuiamo a lavorare con i nostri clienti per aiutarli a integrare le considerazioni dei fattori Esg nei loro processi decisionali”.

 

Le tematiche Esg – ha aggiunto Marco Valerio Morelli, amministratore delegato di Mercer Italia – recentemente si stanno affermando anche rispetto alle metriche economico-finanziarie tradizionali nella valutazione delle imprese da parte degli investitori, istituzionali e finanziari. Ciò che la complessa intelaiatura delle dinamiche economiche, sociali e geopolitiche contemporanee ci insegna è la necessità di ampliare l’insieme dei fattori di rischio presi in esame per determinare le performance delle attività economiche nel lungo periodo, in relazione alle implicazioni sia materiali – ovvero sulla profittabilità – che immateriali – sulla loro reputazione presso tutti gli stakeholder, impattando quindi sulla sostenibilità a lungo termine di ogni business”.

Lo studio condotto da Mercer ha coinvolto, a livello europeo, 912 portafogli istituzionali, rappresentativi di 12 paesi per un totale di 1.100 miliardi di euro di patrimonio gestito. Nel campione europeo il peso dell’Italia è del 9%, in crescita rispetto al 5% dell’indagine 2017.