Economia

L’inflazione fa rinviare le grandi spese

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

L’inflazione in continuo aumento e l’instabilità politico-economica sono due delle caratteristiche che 2023 ha ereditato dal 2022. Nel corso del nuovo anno, i consumatori si sono ritrovati a confrontarsi con delle pressioni particolarmente importanti, che, ancora oggi, continuano a influenzare pesantemente lo stile di vita e le scelte, che le famiglie devono effettuare quando acquistano.

Come stanno reagendo i consumatori davanti a queste difficoltà? All’orizzonte, si vede un po’ di fiducia per il futuro? Attendono, nel breve periodo, qualche miglioramento? Ma soprattutto, la posizione dell’Italia, rispetto a quella di molti altri paesi, come è messa? A rispondere a queste domande ci ha pensato il ventunesimo Barometro Globale dei Consumatori di Toluna, che, attraverso un’indagine svolta nel corso del mese di gennaio 2023, è riuscita a comprendere quale fosse l’umore dei consumatori. Nell’indagine sono state coinvolte qualcosa come 15mila persone, delle quali sono poco più di 1.000 sono italiane. Grazie a questa indagine sono state rilevate le aspettative e le preoccupazioni per l’anno, che è iniziato da poco più di due mesi.

Inflazione e fiducia

Almeno la metà di quanti hanno partecipato al panel di Toluna, in tutto il mondo, ha dichiarato di sentirsi molto soddisfatta per come sta procedendo la propria vita, almeno nel corso delle due settimane precedenti all’indagine. Questo risulta essere un dato di sei punti percentuali più alto rispetto a quello del mese di gennaio 2022 a livello globale. Comunque vada sono state registrate delle difformità geografiche: in America i soddisfatti raggiungono il 60%, mentre in Europa la quota si attesta solo su un 39%. Tra i più bassi al mondo il valore italiano, che si attesta al 36%.

L’analisi, inoltre, mette in evidenza che “la fiducia dei consumatori, nonostante l’incremento della life satisfaction, rimane problematica. A causa del carovita, solo il 27% degli intervistati totali si definisce “molto fiducioso” sulla possibilità di poter spendere denaro nei prossimi mesi – una percentuale che cala ulteriormente in Europa (16%) e in Italia (11%)”.

Cosa succede in Italia

Sicuramente, quello che preoccupa la maggior parte delle persone intervistate, è la sicurezza finanziaria: condizionati da questa preoccupazione sono almeno quattro persone su dieci, una quota che passa al 35% in Italia. Gli italiani si sono dimostrati particolarmente pessimisti: solo il 17% crede che assisterà a un miglioramento della sua situazione economica nei prossimi tre mesi, il 23% entro la fine dell’anno (35% e 44% le corrispondenti medie globali). Impensierisce nello specifico la situazione occupazionale: il 40% dei nostri connazionali teme per il proprio impiego, ha un’occupazione ridotta o è rimasto disoccupato durante la pandemia, con 5 punti percentuali in più rispetto al dato globale.

Nel momento del bisogno a chi si rivolgono le persone? Secondo la ricerca, il 47% delle persone, sia in Italia che nel mondo, si affiderebbe innanzitutto alla propria famiglia per un supporto finanziario; il 20% degli italiani ricorrerebbe a una banca o a un istituto di credito, il 15% all’aiuto di un amico e il 12% confiderebbe nel sostegno del sistema previdenziale.

L’inflazione ha avuto delle pesanti ripercussioni non solo sul conto corrente, ma anche sulla salute e sul benessere. Il 37% degli intervistati ha riconosciuto un incremento nel livello di stress e il 44% concorda nel sostenere che l’attuale situazione economica ha un concreto impatto sullo stato di salute. Il 15%, inoltre, dichiara di mangiare in modo meno sano, il 18% di aver ridotto l’esercizio fisico e il 12% di aver messo la salute in secondo piano.

Come reagiscono a fronte di un aumento dell’inflazione e del costo dell’energia? Secondo la ricerca sei persone su dieci hanno deciso di rimandare i grandi acquisti fino ad una nuova stabilizzazione finanziaria. Gli italiani hanno intenzione di tagliare sulle attività ricreative come mangiare fuori casa (33%), acquistare prodotti di marca (25%), frequentare bar e pub (21%) e scommettere (19%).