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Impact investing, sempre più diffuso tra gli istituzionali italiani

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Impact investing, sempre più diffuso tra gli istituzionali italiani

Il mondo sta vivendo un periodo di transizione senza precedenti ed è importante che le risorse finanziarie mondiali siano convogliate, da una parte, a contrastare i cambiamenti climatici e, dall’altra, a migliorare le condizioni di vita delle persone.

In tutto questo giocano un ruolo importante gli investitori istituzionali che, in virtù del loro enorme peso specifico, possono far sì che questo approccio agli investimenti diventi mainstream e condizioni anche le scelte delle grandi aziende. Così Giambattista Chiarelli, Head of Institutional Business di Pictet Asset Management  secondo cui tra le strategie d’investimento che emergono maggiormente, prevale il criterio delle esclusioni (67%), ma si fa notare l’avanzata dell’impact investing, una politica che nel 2021 è stata adottata dal 48% degli istituzionali italiani.

Investitori italiani: come stanno e le mosse in campo Esg ed Sri

Soffermandoci sugli investitori istituzionali italiani, nonostante le varie crisi susseguitesi tra il 2008 e il 2019 e da ultima l’emergenza Covid-19, il patrimonio di questi ha visto un incremento dell’88,9%. Secondo l’ottavo report di Itinerari Previdenziali sugli investitori istituzionali italiani, negli ultimi 14 anni si è passati dai 142,85 miliardi di euro del 2007 agli attuali 269,84, dei quali circa 105 sono affidati a gestori professionali.

Mentre 89 sono investiti direttamente in Oicr, Fia, Etf e Polizze, per un totale del 77% del patrimonio preso in considerazione dal report. Welfare contrattuale, casse privatizzate e fondazioni di origine bancaria gestiscono un patrimonio complessivo pari al 16.3% del Pil. Ma se a questi si aggiunge anche il welfare privato, allora il rapporto balza al 57,5% del Pil.

Quali sono le mosse degli investitori istituzionali italiani in campo Esg ed Sri? La pandemia ha avuto un ulteriore impatto sulla sensibilità generale circa gli aspetti Esg dice l’esperto di Pictet Asset Management.

Il mercato considera sempre di più gli impatti sociali e ambientali dei prodotti finanziari e degli approcci di investimento, oltre alle performance finanziarie. Secondo la terza indagine “Esg ed Sri, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”, i gestori hanno dichiarato di voler investire maggiormente in quest’ambito attraverso i Fondi d’investimento alternativi (il 91% aumenterà l’esposizione), ma anche con fondi d’investimento tradizionali (34%), Fia immobiliari (20%) ed Etf (20%). Il 56% degli enti ha dichiarato di adottare una politica d’investimento sostenibile e tra quelli che non lo fanno, nel 97% dei casi il tema è stato già affrontato a livello dirigenziale e verrà implementato in futuro. Tra le strategie d’investimento che emergono maggiormente, prevale il criterio delle esclusioni (67%) ma si fa notare l’avanzata dell’impact investing, una politica che nel 2021 è stata adottata dal 48% degli istituzionali italiani.

Gli investimenti ad impatto ricordiamo sono investimenti destinati a generare un impatto sociale e ambientale misurabile e benefico con l’obiettivo di conseguire anche un ritorno finanziario.

La svolta arriva dall’impact investing

Il 90% dei gestori interpellati ritiene che la pandemia abbia accelerato gli investimenti Esg e ben il 77% pensa che aumenterà l’esposizione agli investimenti sostenibili. Per quanto riguarda l’impact investing, l’ambito preferito dal 62% è quello dei social o green bond. A seguire si trovano social housing, microfinanza e progetti educativi speciali come educazione alimentare, dispersione scolastica, recidiva carcere, fuori corso università.

Una volta i gestori che facevano impact investing dovevano per forza rivolgersi ai private market, adesso la vera svolta è l’esistenza di strumenti per farlo anche nei mercati quotati.

Aspetto, quest’ultimo, dice Giambattista Chiarelli, che li rende più liquidi e quindi interessanti per una platea come quella degli investitori istituzionali con delle specifiche esigenze di gestione di portafoglio. E questa è una prospettiva interessante per un mondo, come quello degli istituzionali italiani, che gode di ottima salute e ha davvero le potenzialità per avere un impatto concreto in questo periodo storio.