Economia

Il problema del’Europa è l’Italia non la Grecia

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A leggere le cifre macroeconomiche stenti a crederci, ma l’Italia è riuscita a crescere di appena il 4% da quando l’euro fu creato 16 anni fa. E negli ultimi 14 trimestri il Pil non ha mai superato lo zero. Abbiamo fatto peggio persino della Grecia, di cui tutti parlano da più di tre anni come la miccia che potrebbe fare esplodere l’intera area euro.

Mentre in Italia la ripresa non si vede, altri paesi considerati fino a un anno fa ‘periferia’ come Spagna e Portogallo hanno messo a segno rialzi del Pil del 2,8% e 2% rispettivamente nel quarto trimestre del 2014. La locomotiva tedesca ha messo a segno un risultato (+2,8%) superiore alle previsioni. Sono tali risultati ad avere permesso all’Eurozona di crescere nel complesso a un ritmo dell’1,2% e di allontanare di conseguenza lo sparacchio recessione.

“Questi barlumi di buone notizie, tuttavia – scrive il Washington Post – sono quello che sono: barlumi. Le recenti proteste della Grecia contro l’austerità hanno spaventato a tal punto le sue banche e le sue attività economiche che la nascente ripresa si è trasformata in una contrazione dello 0,8%”.

Nel frattempo l’economia italiana non si è contratta, ma non è neppure cresciuta. Ha registrato uno zero assoluto. Su un arco di tempo più ampio la situazione non è molto positiva nemmeno per gli altri paesi dell’area cosiddetta periferica, ovvero gli stati membri meno virtuosi.

Il Portogallo, come si vede nel grafico a fianco, è cresciuto solo del 7,2% in 16 anni; la Grecia un po’ più del 4% e l’Italia esattamente del 4%. La seconda recessione ha riportato tali paesi allo stato in cui si trovavano alla nascita dell’euro, aggravando ulteriormente la situazione del loro debito.

Il problema vero dell’area euro non sono Grecia e Portogallo, che pur avendo un debito alto sono paesi talmente piccoli che, salvati dagli aiuti internazionali, “consentono all’Europa di ritardare le pretese nei loro confronti”. Il vero nodo è l’Italia, la cui ripresa tarda ad arrivare.

“I suoi debiti sono troppo grandi per poter essere ignorati. Perché le cose vadano meglio l’Italia dovrebbe innanzitutto cominciare a crescere più dello 0,25% annuo. Il punto è: i suoi cittadini rinunceranno all’idea che questa crescita possa avvenire all’interno dell’euro? Se lo facessero, qualcuno potrebbe biasimarli?”

(DaC)