Economia

Guerra in Ucraina, ecco quanto è costata agli italiani

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Il 24 febbraio 2023 ricorre il triste anniversario dello scoppio della guerra in Ucraina.

Un evento storico, che ha determinato un profondo shock sull’economia globale e sui mercati finanziari, con ripercussioni che continuano tuttora a gravare sulla vita quotidiana dei cittadini nonostante le misure attuate dai governi per limitare gli effetti del conflitto sui prezzi di beni e servizi.

Per quanto sia difficile distinguere l’impatto della guerra nel complesso quadro macroeconomico attuale, proviamo a esaminare alcune conseguenze dell’invasione russa e delle sanzioni contro Mosca sull’Italia e sui consumatori italiani.

Il rincaro dei prezzi energetici

Uno dei principali effetti del conflitto è il forte rincaro dei prezzi dell’energia, che ha contribuito in larga parte all’accelerazione dell’inflazione in tutto il mondo.

In Italia, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) pubblica l’aggiornamento delle condizioni economiche dei servizi di tutela, trimestralmente per l’energia elettrica e mensilmente per il gas.

Corrente elettrica

Per quanto riguarda la corrente elettrica, il gap di spesa rispetto all’anno precedente resta molto evidente. Arera ha stimato che, per la bolletta elettrica, la spesa per la famiglia tipo nel periodo compreso tra il 1° aprile 2022 e il 31 marzo 2023 sarà di circa 1.374 euro, in aumento del 67% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente.

Gas

Con riferimento invece al gas, per il mese di gennaio si è riscontrata una riduzione che tuttavia non contrasta ancora totalmente i livelli di prezzo raggiunti nell’ultimo anno. La spesa del gas per la famiglia tipo nell’anno (febbraio 2022-gennaio 2023) risulta di circa 1.769 euro, in crescita del 36% rispetto ai 12 mesi dell’anno precedente (febbraio 2021- gennaio 2022).

L’accelerazione dell’inflazione e i prodotti più penalizzati

L’aumento dei costi energetici è sicuramente un driver importante dell’impennata dei prezzi registrata nel 2022, ma non l’unico. I prezzi di acqua, elettricità, gas e altri combustibili a gennaio 2023 mostrano un aumento su base annua del 35,2%, dopo aver toccato un picco del 57% nel mese di ottobre 2022.

Un’altra categoria particolarmente colpita è quella dei beni alimentari, complice la carenza di materie prime legata alle sanzioni e alla riduzione degli scambi commerciali. Alimentari e bevande alcoliche evidenziano un rincaro del 12,8%, con un rialzo del 12,7% per i prodotti alimentari e un incremento del 13% per gli alcolici. All’interno della prima categoria, l’aumento più marcato si riferisce a oli e grassi (+27%), seguiti da latte, formaggi e uova (+19,8%).

Forte apprezzamento anche per arredi, elettrodomestici e manutenzioni, cresciuti dell’8,6% tendenziale, con una crescita doppia cifra per gli elettrodomestici (+10,4%).

L’unica macro-categoria a registrare una flessione è invece quella delle comunicazioni (-0,6%), per colpa del calo del 4% delle apparecchiature di telefonia mobile. Nel complesso, l’inflazione rilevata dall’Istat per gennaio 2023 è pari al 10,1% tendenziale.

L’incremento delle spese militari

L’attacco russo in Ucraina ha suscitato condanne unanimi da tutto il mondo occidentale, intervenuto da un lato con sanzioni economiche e dall’altro con un ampio supporto bellico per la difesa di Kiev. Basti pensare che gli aiuti dell’Unione Europea all’Ucraina ammontano a 30 miliardi di euro, mentre gli Usa hanno approvato misure per 100 miliardi di dollari a sostegno di Kiev. Entrambi gli importi includono gli aiuti militari.

In tale contesto, secondo la stima dell’Osservatorio Mil€x, il costo per l’Italia delle armi inviate all’Ucraina ha già superato i 450 milioni di euro.

Negli ultimi anni l’Italia ha accelerato il processo di modernizzazione dell’esercito, destinando alla spesa militare circa l’1,5% del Pil. entro il 2028, tale valore dovrebbe crescere al 2%, in linea con quanto richiesto dalla Nato. Esaminando la Legge di Bilancio 2023 si evince un nuovo incremento di oltre 800 milioni di euro della spesa bellica complessiva, che si attesta a circa 26,5 miliardi di euro.

Il Pil italiano cresce malgrado il contesto sfidante

Nel 2022 il Pil italiano, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato del 3,9% rispetto al 2021. Lo ha reso noto l’Istat, sulla base delle stime preliminari diffuse a fine gennaio, precisando inoltre che nel 2022 ci sono state tre giornate lavorative in meno rispetto al 2021. I risultati dei conti nazionali annuali per il 2022 saranno diffusi il prossimo 1° marzo.

Il dato è risultato persino superiore alle stime del governo contenute nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, diffusa a novembre 2022, che indicavano una crescita del 3,7%.

I numeri sono ancor più rilevanti se contestualizzati nello scenario macroeconomico dell’ultimo anno, che ha verosimilmente limitato la crescita. Con riferimento ai due Paesi direttamente coinvolti nel conflitto, il Pil russo nel 2022 si è contratto del 3%, mentre l’Ucraina ha registrato un crollo del 30%.

Lo scenario sui mercati finanziari

L’invasione russa ha esacerbato le tensioni geopolitiche internazionali e ha creato ulteriore incertezza, frenando in parte il recupero dell’economia globale. Recupero avviato dopo l’altro grande shock degli ultimi anni, ovvero la pandemia di Covid-19 e i conseguenti lockdown che hanno rallentato l’attività e gli spostamenti tra il 2020 e il 2021.

In tale contesto, si è aggiunto l’inasprimento monetario delle banche centrali, che ha determinato un peggioramento delle condizioni di finanziamento generali. A partire dall’anno scorso, la Bce ha alzato i tassi di riferimento del 3%, mentre la Fed ha ritoccato il costo del denaro al rialzo del 4,5%, ed entrambi gli istituti prevedono altre strette. Questo ha contribuito a portare il rendimento del Btp decennale dall’1,8% di un anno fa al 4,4% attuale, mentre lo spread è passato da 164 a 189 bp, toccando un massimo di 250 bp tra fine settembre e metà ottobre.

Per quanto riguarda infine l’azionario, l’indice globale MSCI World Index viaggia ancora in calo di circa 8 punti percentuali rispetto a un anno fa. Il Ftse Mib, invece, viaggia ormai sopra i livelli precedenti lo scoppio della guerra, con un rialzo superiore al 4% nell’ultimo anno.